I Raw fanno parte di quell’infinita schiera di band valide che ribollivano nel sulfureo pentolone del metallo tricolore negli anni ottanta-novanta. Un movimento frenetico, tanta voglia di suonare guardando con il binocolo le sponde inglesi e statunitensi. Il vero rischio, col passare degli anni, è che tutto questo materiale storico possa andare perduto, ma fortunatamente qualcuno ci sta pensando a preservarlo.
RAW E ITALIAN METAL HEROES
Questa iniziativa discografica chiamata “Italian Metal Heroes” sta veramente lasciandomi a bocca aperta. Trattasi di una serie di riedizioni in CD legate a nomi storici e spesso dimenticati della scena rock – metal tricolore. Quelli della AUA Records stanno facendo le cose per bene: trattasi di tirature limitate su CD in Jewelbox con Sleepcase in cartoncino stampato. Spesso le edizioni sono corredate con delle chicche di merchandising, il tutto per un prezzo assolutamente corretto.
Personalmente ho ordinato diverse edizioni di queste storiche ristampe. Ho avuto la fortuna di vivere il periodo delle demo tapes di quel neonato calderone di metallo italiano, le quali ovviamente sono andate perse, distrutte e via discorrendo. Come si evince dal titolo in questione in questo caso siamo innanzi ad una succosa collezione di demo track registrate tra il 1987 e il 1990. Il tutto arriva dai master originali, più un paio di tracce inedite e live. Il CD è numerato, con adesivo in pvc omaggio con logo della band.
RAW – THE TAPE YEARS
Dei Raw non ci sono molte informazioni reperibili. Erano una band romana nata nel 1982 dedita ad un primordiale Speed Thrash Metal dal sapore misto tra i Metallica di “Kill em All” e gli Exciter. Tecnicamente sapevano il fatto loro, e lo si sente chiaramente già in questo agglomerato sulfureo di registrazioni.
Ad orecchio credo siano quasi tutte delle prese dirette fatte con qualche 4 tracce, che era ciò che solitamente si trovava nella maggior parte delle sale prova dell’epoca. Poca spesa, perchè i soldi erano quelli che erano, e “tanta resa” per chi (sottoscritto compreso) ha registrato in quelle condizioni. In un pomeriggio facevi tutto, quasi sempre buona la prima. Si, sembra inpossibile a chi è nato dopo il 2000, abituato con un PC e poco altro a registrare canzoni in maniera che un tempo a volte nemmeno in modo professionale veniva fatto. Uscire con una demo ai tempi voleva dire soldi spesi nella registrazione, duplicazione e distribuzione: decisamente più complicato, sicuramente una prima grande scremata che faceva uscire le band veramente in gamba (l’esatto opposto di oggi).
1,2,3,4… SI PARTE
Questa raccolta apre con un “1,2,3,4 Rythm in this Fuckin World”, che fa da intro a “Battlefield”. E’ tutto un programma: via, pedale a manetta e metallo come si suonava una volta. La seguente “Outbreakers” è più ragionata, e nonostante la registrazione grezza ci fa capire che la band è una bomba. Questa canzone parte cadenzata, poi spinge assassina e a metà si apre in un bridge rallentato spettacolare. Peccato solo che il basso a volte esca tanto, tendendo a coprire gli assoli.
“Look Out” mi ha sempre fatto venire in mente lo stile dei primissimi Helloween, quelli di “Murderer” per capirci. Riffone martellante ma tanta bella tecnica e una buona dose di melodia che ti incastra sto pezzo in mezzo ai neuroni. Due minuti di furia calcolata. “Tool of Death” è meno immediata, con quei suoi strani cambi di tempo, riprese a rotta di collo, fino ad arrivare allo staccone a metà. Qui tutto è caotico, un turbine che non ti fa stare fermo.
“Mental Daze” ci fa quasi credere di sentire Steve Sylvester alla voce, e il pezzo tutto ha quel sapore nostrano della band toscana. Una canzone fantastica, articolata e sinistra, con quel suo ossessivo riff di chitarra. Anche qui come da usanza dopo la metà la canzone cambia repentina, andando a mille all’ora, accennando qua e la riff alla Kill em All validissimi. Si arriva a “Fuck the Lord”, un titolo che tutti nella vita almeno una volta hanno pensato per un loro pezzo. Il groove generale non si sposta di un millimetro: un attacco frontale fatto con chitarre, basso voce e batteria.
VIDEO
RAW, UNA PERLA DA RISCOPRIRE
“Don’t Let the Fire Go Out” inizia quasi spettrale, con quel tastierone basso cesellato dai riff di chitarra. Gisuto il tempo di incuriosirci che la band parte senza preavviso a tavoletta, catapultandoci all’indietro. Siamo in un rodeo impazzito di note musicali, sparate una dopo l’altra per tramortirci. “Blaspheme” è ciò che più diretto una persona possa aspettarsi da una canzone Thrash Speed Metal.
Un basso e una registrazione decisamente più separata e migliore introduce “Sheep at the Grass”, canzone decisamente differente dalle altre, dove la tecnica è la prima cosa che si nota. Il tempo cambia spesso, la velocità c’è ma par tutto più maturo e ragionato. Con “Run the Blockade” il concetto si evolve ulteriormente, mostrandoci una band che fa dei repentini cambi di tempo il suo trademark. Una canzone totale, da ascoltare col repeat perchè è una goduria totale.
“When i Wake Up” ci porta in cantina, tornando ad una registrazione di nuovo chiusa e grezza. Il ritmo è elevatissimo, non c’è respiro, almeno fino a metà canzone dove il basso diventa il padrone di casa e cadenza un martello che ti batte in testa. Arrivano applausi e un live, almeno così mi pare, per la penultima “Rabbia”, canzone che spiazza. Siamo davanti ad un blusaccio da sigaretta e Bourbon, con tanto di slide guitar che ci riporta nel warp della velocità. Chiude questa preziosa raccolta una “Mental Daze” in versione Garage, che risulta essere più bassa di tonalità e meno veloce di quella sentita in precedenza.
RIFLESSIONI DI MIC DJ
Personalmente, per un appassioanto di Metallo Italiano, le uscite edite da AUA records sono imprescindibili, da prendere tutte. Sono un bel pezzettino di storia italiana in questo genere che oggi ha raggiunto livelli di assoluta eccellenza, e questo anche grazie ai pionieri che ci hanno messo il sudore e il sangue per primi.
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