Heavy Load, un nome che fa parte di quelle storie strane del panorama metallico mondiale. Quelle storie che un poco ci commuovono, di abbandoni forzati, di silenzi plumbei e di ritorni folgoranti. Lascio la penna al nostro reporter d’assalto Mr.Fulvio che ha una storia davvero bella da raccontarci. Ready? GO! Press Play on Tape!
HEAVY LOAD, THEY ARE BACK!
Quando una band torna dopo 40 anni di silenzio discografico Ăš giĂ di per se un evento straordinario. Se poi la band in questione Ăš anche una band seminale dellâEpic Metal e per Ÿ la formazione Ăš quella originale, allora si apre il libro dei ricordi e delle emozioni. Gli Heavy Load sono tornati e sembra che il tempo non sia mai passato.
Pur se di importanza fondamentale per il panorama metal, gli Heavy Load erano e rimasero un fenomeno abbastanza di nicchia. Eâ giusto quindi iniziare con un minimo di storia.
HEAVY LOAD, LA STORIA
La band si forma in Svezia negli anni â70 grazie ai fratelli Wahlquist: Ragne (chitarra, tastiere, voce) e Styrbjörn (batteria), inizialmente affiancati da Michael Backlund e poi da Dan Molen al basso. Il debutto “Full Speed at High Level” del 1978 ha un piglio hard rock ma giĂ si intravedono quelle che saranno le evoluzioni verso il sound epico e metal dei futuri lavori. Eâ quindi dal successivo EP “Metal Conquest” del 1981 e, soprattutto, con i fondamentali LP “Death or Glory” (1982) e “Stronger than Evil” (1983) che la formazione si assesta su 4 elementi: ai due fratelli Wahlquist si affiancano il cugino Torbjörn Ragnesjö al basso ed Eddy Malm come secondo chitarrista.
Questi tre lavori dal 1981 al 1983 scriveranno in modo personale e molto âvichingoâ quelle che saranno tra le prime pagine del futuro mondo Epic Metal tanto in voga negli anni â80 (qualcuno ha detto Manowar?). Quel suono di chitarra cosĂŹ particolare, roccioso, fiero e bellicoso, mi ha sempre richiamato alla mente il clangore delle spade vichinghe. “The guitar is my sword” cantavano in Death or Glory e mai descrizione fu piĂč appropriata di questa.
Non veniva perĂČ trascurata la melodia, con ritornelli accattivanti, a volte addirittura scanzonati, che ti si stampavano dritti dritti nella testa.
Un mix irresistibile: composizioni tutto sommato semplici, un sound contemporaneamente epico, roccioso e melodico, con 3 su 4 dei componenti (escluso il bassista) ad alternarsi alle lead vocals.
LA FAMA CHE NON ARRIVAVA
Non raggiunsero mai un pieno e meritato successo, anche per la loro scelta (testardaggine o coerenza?) di non accettare limitazioni al loro set di scena troppo impegnativo per essere trasportato in lunghi viaggi/tour. In un periodo storico dove la carriera di un gruppo era prettamente impostata sull’attivitĂ live, questo fu un grande limite che relegĂČ la loro popolaritĂ quasi esclusivamente all’ambito nazionale o poco piĂč, escludendo ovviamente le comunitĂ di metallari piĂč attenti sparse per il mondo.
Quindi sostanzialmente dal 1983 si spensero i riflettori fino ad arrivare al 2018 con nuove esibizioni live ed al 06 di ottobre di questâanno, giorno in cui vede la luce “Riders of the Ancient Storm” a ben 40 anni di distanza da “Stronger than Evil”.
I THUNDERLOAD STUDIOS
Non si puĂČ parlare degli Heavy Load senza almeno citare i Thunderload Studios. Questo solo per dire che i fratelli Wahlquist incidevano ed incidono su propria etichetta discografica, essendo titolari fin dal 1974 di questi apprezzati studi di registrazione. Regno del suono analogico, gli studios sono sopravvissuti fino ai giorni nostri tra molte vicissitudini inclusa una alluvione che li ha semi-distrutti all’inizio degli anni 2000.
Anche il nuovo lavoro Ăš stato volutamente qui registrato in analogico per avere un suono dinamico, trasparente e profondo, senza le compressioni tristemente note nell’era digitale. Come referenza Ăš giusto citare che nei Thunderload Studios sono stati registrati i due capolavori “Epicus Doomicus Metallicus” e “Nightfall” dei conterranei Candlemass: due pietre miliari dellâ Epic Doom
RIDERS OF THE ANCIENT STORM: IL NUOVO ALBUM
Siamo purtroppo invasi da nuovi lavori di band riformatesi dopo lunghi silenzi e, francamente, buona parte di questi sarebbero evitabili perchĂ© figli del puro business. Accingendomi all’ascolto del nuovo Heavy Load le mie perplessitĂ vengono perĂČ immediatamente spazzate via, subito dopo lâormai mitico âPress Play on Tapeâ (Grazie mille della citazione – Nota di Mic DJ).
Inizia “Ride the Night” e⊠YES!… sono ancora loro!
Le melodie, i riffs, la voce sono inconfondibili: 40 anni di silenzio si azzerano e câĂš spazio solo per la nostalgia e lâemozione. I fratelli Wahlquist e Torbjörn Ragnesjö sono sul pezzo come 4 decadi fa, ben supportati dal nuovo chitarrista aggiunto Niclas Sunnerberg.
Non mi sembra il caso di dilungarsi in un accurato âtrack by trackâ e proverĂČ quindi a citare solamente i brani, sintetizzando i tratti salienti di un disco che suona vintage, suona Heavy Load ma che aggiunge anche qualche novitĂ nel loro sound, senza nĂ© stravolgerlo nĂ© snaturarlo.
HEAVY LOAD A TUTTO VOLUME
Dellâopener “Ride the Night” abbiamo giĂ accennato: Ăš sicuramente il pezzo che piĂč rappresenta il loro “trade mark”, con un ritornello difficile da dimenticare e facile da canticchiare. Altro pezzo Heavy Load fino al midollo Ăš “Walhalla Warriors”, anche perchĂ© composto nel 1986 e quindi Ăš il brano compositivamente piĂč vecchio presente nell’album. Parlavamo di novitĂ nel sound: in generale piĂč spazio alle orchestrazioni ed alle tastiere che risultano comunque presenti ma mai invasive.
“We Rock the World” Ăš il brano piĂč commerciale del lotto ed anche quello che mi ha convinto meno: classico mid-tempo privo, a mio avviso, di spunti creativi. Sprazzi prog in âAngel Darkâ dove un malato di Rush come me ci sente un tocco alla âGrace Under Pressureâ. “Slave No More” tocca le corde dellâ Epic Doom, ed a chiunque non possono che venire in mente i Black Sabbath di “Headless Cross”. “Raven is Calling” Ăš una delle composizioni piĂč recenti: dominano le tastiere per un risultato forse inaspettato ma decisamente gradevole.
Belle, in chiusura, lâemozionale “Sail Away” e lâacustica “Butterfly Whispering”, bonus track della versione CD. Pur se registrato nei mitici Thunderload Studios il disco esce per lâetichetta greca No Remorse, e non Ăš un caso. Lo stimolo per il ritorno sulle scene degli Heavy Load nasce dall’affetto dimostrato alla band dalla scena greca e dall’invito al Up the Hammers festival di Atene nel 2016 per la consegna di un premio. La stessa No Remorse ha pubblicato, nel 2019, le ristampe ufficiali dai master analogici originali di âDeath or Gloryâ e di âStronger than Evilâ con tanto di bonus tracks.
CONCLUSIONI DI MR.FULVIO
Disco perfetto? Disco da Top Ten annuale? Niente di tutto questo. PerĂČ Ăš un lavoro solido ed onesto, in grado di toccare nel profondo le corde dellâemotivitĂ di chi ha vissuto gli anni dâesordio della band. Per gli altri Ăš lâoccasione di scoprire o ri-scoprire un gruppo che non merita di restare nell’ombra. Il consiglio Ăš di andare a riprendere anche i vecchi lavori: non ve ne pentirete.
“The King is on his way, the King is come to stay⊠thereâll be no other way”
(The King â Stronger than Evil, 1983)
50 anni sul lato oscuro della luna
Roberto Paolo il 23 Ottobre 2023
Sempre tabte chicche da far cadere dalla sedia..dettagli interessantissimi. Sono molto colpito dalla sceltdi usare l’analogico… Per ritrovare quel sapore nel sound. Bellissimo articolo. Grazje!
Mic DJ il 23 Ottobre 2023
Grazie come sempre. Dettagli, sfumature che tu sai sempre cogliere.. L’analogico.. Per quei suoni che ti portano in un’altra era..