Exile On Main Street compie 50 anni. Il dodicesimo album dei Rolling Stones arriva a questo traguardo in uno stato di forma splendido, considerato unanimemente come uno dei più grandi album di tutti i tempi. Con questo mio primo articolo non ho intenzione di realizzare una recensione, ma più un viaggio dove le rughe della vita diventano le protagoniste.
EXILE ON MAIN STREET, STORIE DI VITA
Il 6 febbraio 1971 i Rolling Stones annunciano che avrebbero lasciato l’Inghilterra. Questo esilio in Francia fu fatto, ufficialmente, per motivi fiscali: la band trova rifugio nel sud dello stato transalpino. Keith Richards affitta una villa in Costa Azzurra, più precisamente a Nellcote. Dovete sapere che, durante la seconda guerra mondiale, la località era un quartier generale delle SS. Nel mese di marzo intraprendono un tour di quattro settimane in Inghilterra, come commiato dal loro paese.
Pare evidente fin da subito che non è solo un motivo fiscale la necessità di lasciare l’Inghilterra. In gran parte questo trasloco è dovuto alle paranoie di Keith Richards con la polizia e le continue perquisizioni per i noti motivi di tossicodipendenza.
LA GENESI TOSSICA DI EXILE ON MAIN STREET
In quel periodo arriva da Los Angeles Gram Parsons, ex Byrds e Flying Burrito Brothers, che con Keith Richards formerà un sodalizio tossico e musicale. Infatti, fu proprio Gram Parsons ad introdurre Keith Richards al country americano.
Quando ad aprile gli Stones arrivano a Nellcote, nella baia di Villefranche sur mer, quella villa si trasforma. Diventa non solo un luogo di creatività e tossicità elevata, ma anche un ricettacolo di spacciatori, perditempo e parassiti vari.
Vagano abitualmente almeno una trentina di persone, quasi dei membri fissi oramai, oltre ovviamente ai musicisti. Nel frattempo, in mezzo a tutto questo delirio, il 12 maggio, a Saint Tropez, Mick Jagger sposa la modella nicaraguense Bianca Perez Moreno. Il matrimonio segnerà un solco fra i due leader: Mick Jagger punta decisamente a diventare anche una star del Jet set, mentre Keith Richards vuole mantenere fede al suo personaggio, ribaldo, fuorilegge e sempre incasinato con la droga pesante. Oltretutto Richards sta vivendo un periodo
turbolento con la sua compagna di vita e di tossicità, tale Anita Pallemberg.
EXILE ON MAIN STREET, LE SESSION
Le session si svolgono praticamente di notte nella cantina incredibilmente umida della villa, rinfrescata a malapena da un ventilatore. La leggenda narra che da questa situazione, un pezzo prenderà il titolo di “Ventilator blues”. La sotto ci sono i cinque Stones, ovviamente, ma anche Bobby Keys al sax, Jim Price alla tromba e Nicky Hopkins al piano.
Anche la maggior parte delle registrazioni avvengono in quella cantina, mentre alcune agli Olympic studios di Londra. Per chiudere il cerchio, altre registrazioni furono eseguite nella residenza di Mick Jagger, a Stargroves, durante le sessions di “Sticky Fingers”. Le parti conclusive, come alcune sovraincisioni e il missaggio finale, verrano fatte ai Sunset Sound di Los Angeles.
IL DISCO
Il platter si apre con il rock ‘n’ roll puramente Stones di “Rocks Off”, in cui notiamo un’improvvisa divergenza vicino ai due minuti e quindici secondi,una sorta di jam psichedelica. Nemmeno il tempo di riprendersi che è il turno di “Rip This Joint”. Questo pezzo è’ un vero concentrato di tutto ci che è American sound. Le canzoni volano una dopo l’altra, senza lasciare che l’ascoltatore abbia il tempo di prendere fiato. “Tumbling Dice”, da sempre presente nei concerti, ci accompagna al lato B, dove troviamo subito il blues e il country di “Sweet Virginia”.
“Sweet Black Angel” è un capolavoro, canzone dedicata all’attivista Angela Davis. E che dire di “Happy”, cantata da Keith Richards, praticamente improvvisata ma proprio per questo unica? O il soul struggente di “Let It Loose” e la potentissima “All Down The Line”, pezzo che apre l’ultimo lato del secondo disco. Immortale il gospel di “Shine a Light” e il gran finale con “Soul sourvivor”, praticamente devastante con gli Stones alla massima potenza.
MUSICA VISSUTA DA JUSTY
L’album esce il 12 maggio in Inghilterra e il 22 maggio negli Usa. Il suo titolo provvisorio era “Tropical disease”. Parliamo di uno dei monumenti del rock, una vera e propria pietra miliare, praticamente il loro apice creativo. Da lì in poi incideranno ancora grandi album, ma nessuno raggiungerà quel vulcano di idee, inciso fra mozziconi di sigarette, siringhe, sudore, caldo afoso e praticamente senza regole.
Dj Justy vi saluta e vi da appuntamento al prossimo articolo di musica vissuta.
The Black Crowes Live @ Milano – Recensione
Petite Style Beauty il 31 Ottobre 2022
Chissà perché il fascino che proviamo per questi artisti è derivato dal loro tormento e da quanto riescano a trasformare il dolore e le cattive abitudini in pure opere d’arte.
Sara Bontempi il 28 Ottobre 2022
Mamma mia, i Rolling Stones sono delle vere e proprie icone viventi!
Maria Domenica il 28 Ottobre 2022
L’anticonformismo, gli eccessi e le passioni caratterizzano da sempre questa band sopra le righe ma proprio per questo straordinaria.
Non ero a conoscenza del loro trascorso in Francia. Sicuramente l’ambiente, la gente frequentata ma soprattutto il loro talento hanno contribuito ulteriormente a renderli quello che sono oggi.
Maria Domenica
Scagnoli Sara il 28 Ottobre 2022
I Rolling Stones li conosco sentendoli ogni tanto alla tv ma non ascolto la loro musica, devo dire non mi sono nemmeno molto simpatici, però l’articolo è carino da leggere.
Lucy70 il 28 Ottobre 2022
I Rolling Stones non sono solo un miracolo di longevità, sono la quinta essenza di un intero genere, il rock che hanno contribuito a forgiare.
Il gruppo che dal vivo ha avuto il maggior numero di spettatori della storia, continuando a vendere milioni di dischi
Dj Justy il 24 Ottobre 2022
Grazie per il tuo commento, anche io ho iniziato con quel libro.
Ti consiglio ovviamente le due autobiografie (Keith Richards e Mick Jagger) e una biografia molto attendibile: Keith Richards di Victor Bockris.
roberto Geo il 24 Ottobre 2022
Fantastico articolo! Sn giusto fresco di lettura biografia “up and down with R. STONES” e sei riuscito a scovare ulteriori dettagli e curiosità che non conoscevo!grazie x il Tuo prezioso apporto e lavoro. Benvenuto con ingresso trionfale, direi 🙂