Anche le New York Dolls finiscono nel club delle band completamente estinte con la morte di David Johansen. Fino a un paio di anni fa c’erano solo i Ramones, i Motorhead e la Jimi Hendrix Experience. Ora siamo intorno a otto band completamente decimate (si sono aggiunti i MC5, i Lynyrd Skynyrd, la Band e i Badfingers).
NEW YORK DOLLS, DAVID JOHANSEN
Voglio scrivere giusto due righe per ricordare David Johansen, in quanto sulle New York Dolls si è scritto molto. David Johansen ha prodotto quattro album solisti di cui tre da avere assolutamente. Poi un quarto che si può tranquillamente evitare, oltre a due live potenti di cui uno devastante. Il primo omonimo album esce nel 1978. E’ una botta di rock and roll newyorkese fortemente urbano, con la partecipazione di parecchi musicisti. Tra questi Felix Cavaliere e Joe Perry degli Aerosmith. E poi Sarah Dash, Scarlet Rivera, Nona Hendrix. Vecchi rocker con le nuove voci della New York della fine dei seventies.
La produzione è un pò caotica in quanto si passano di mano Richard Robinson, Jack Douglas e Joe Perry. L’album esce a febbraio del 1978, qualche mese dopo uscirà “Some girls” dei Rolling Stones. E’ il caso di dire che sono due album che rappresentano due facce della stessa medaglia. Una rigorosamente sporca e stradaiola, l’altra decisamente più arrangiata ma pur sempre di rock and roll si parla.

TEMPO DI LIVE
Lo stesso anno la Blue Sky (sussidiaria della Columbia) metterà in circolazione il live promozionale “David Johansen Group live” che uscirà ufficialmente qualche anno dopo. Registrato al Bottom Line, è un live davvero potente e sporco come nella migliore tradizione newyorkese. Ma facciamo due titoli del primo album, “Funky but chic” che apre il disco, uno sporco funky e fottutamente chic. Poi “Girls”, “Pain in my heart”, “Donna” con uno splendido riff a rama. La potentissima “Cool metro” apre il secondo lato, seguita da una “I’m a lover”, che pare un’outtake delle New York Dolls e poi gran finale con “Frenchette”.
Potevo citarle tutte, ad ogni modo un disco da avere assolutamente. Nel 1979 esce “In style” prodotto da Mick Ronson e già dalla copertina si tenta il colpaccio di mandarlo in classifica. Si parte dall’inizio, con “Melody” e “Swaheto woman” con i ritmi un pò disco 70 si cerca di stare al passo con i tempi e le heavy rotation.
VIDEO
NEW YORK DOLLS e DAVID JOHANSEN
L’anno prima gli Stones avevano con “Miss you” avevano fatto il botto con i ritmi disco, ma niente paura il rock non manca affatto. “She” sparata al giusto, “Big city” è nella miglior tradizione di ballata urbana. “Justine” suona decisamente springsteniana periodo “Darkness on the edge of town”. Poi “You touched me too” e “Wreckless crazy”, che paiono del periodo New York Dolls e poi gran finale con “Flamingo
road”, ballata superlativa, emozionante che solo i grandi possono comporre.
Musicisti coinvolti, tanti anche qui, da Tony Machine a Ian Hunter, da Dan Harman a Sylvian Sylvain. Nel 1981 si ritenta il colpaccio con “Here comes the night”, prodotto da Blondie Chaplin. E’ probabilmente l’album più completo ed eclettico. Per molti il vero capolavoro, con canzoni come “Bohemian love pad”, “Here comes the night”, “You fool you” e “My obsession”. Inoltre, la spagnoleggante “Marquesa de Sade” e la reggata “Rolling job”. “Heart of gold” è la ballata finale che chiude un gran disco. Anche qui coinvolti musicisti importanti, come Elliot Murphy, Blondie Chaplin, Ernie Brooks.

FINE DEI GIOCHI
Nel 1982 esce “Live it up”, spettacolare album dal vivo registrato al Paradise Theatre di Boston, uno dei live album più grandi mai prodotti. Dentro cover di soul dei Foundations, Cadets ma sopratutto lo spettacolare medley iniziale con pezzi iconici degli Animals. Immancabile il gran finale con due canzoni immortali delle New York Dolls. “Personality crisis” da urlo, live album superlativo.
Nel 1984 esce “Sweet revenge”, ma purtroppo è un album decisamente da evitare. Poi David Johansen diventerà Buster Poindexter e si trasformerà in crooner e finalmente farà il botto. Questa storia però la racconterò un’altra volta. Da sottolineare anche una discreta carriera da attore con parti in Miami Vice, Candy Mountain, Una vedova allegra ma non troppo e S.O.S. fantasmi.
Per il rock è davvero una grande perdita.
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