John Mayall ci ha lasciati. Viene meno nella sua casa in California il 22 luglio 2024, all’età di 90 anni. Una vera roccia musicale, una colonna portante di quello che viene definito il “blues britannico“, inserito nella Rock and Roll Hall of Fame nella categoria delle influenze musicali nel 2024.
JOHN MAYALL, CELEBRIAMO LA LEGGENDA
Scrivo di getto queste righe per celebrare in maniera semplice ma il più possibile concisa la dipartita di uno dei grandissimi del blues mondiale e della musica tutta. Si, perchè la sua influenza sui principali musicisti britannici e non solo, nella prima metà degli anni sessanta, è semplicemente fondamentale.
E poi se parliamo di blues probabilmente John Mayall era l’ultimo grande vecchio rimasto in vita. Uno che ha calcato i palchi fino a
pochissimo tempo fà.
L’EREDITA’ MUSICALE
Parlavamo di influenza sulla stragrande maggioranza dei musicisti britannici dei sixties: qualche nome? John Mc Vie, Eric Clapton, Mick Taylor prima di entrare nei Rolling Stones e ancora Jack Bruce, Larry Taylor, Peter Green e altri. Solo a nominare questi musicisti vengono i brividi e quindi il sottoscritto, che conduce una trasmissione come Fragile su Jolly Roger Radio, è semplicemente chiamato alle armi.
Nasce a Macclesfield, un sobborgo di Manchester, il 29 novembre del 1933. Figlio di un appassionato di jazz da cui erediterà la passione per quella musica e per il blues, si dedicherà all’armonica, al piano e alla chitarra come autodidatta. Una volta imparato i rudimenti si iscrive all’istituto d’arte ed entra nell’esercito britannico dove combatte in Corea.
JOHN MAYALL AND THE BLUESBREAKERS
Ma è nel 1956 che inizia a suonare seriamente e si muove verso Londra dove trova un certo Alexis Korner che fà da chioccia alla maggioranza di musicisti di formazione blues. Forma i Bluesbreakers con Hughie Flint alla batteria, Roger Dean alla chitarra e John McVie al basso. Esordisce con un disco live nel 1965 registrato il 7 dicembre 1964 al Klooks Kleek di Hampstead, locale importante per la diffusione dei germi blues, jazz e skiffle a Londra.
E’ un disco piacevole, dove John Mayall ha già una grande padronanza del palco. Ma è con il secondo album del 1966 con Eric Clapton alla chitarra che si ascoltano le scintille. Il lavoro è registrato a West Hampstead ai Decca Studios e prodotto da Mike Vernon, eminenza grigia del british blues. L’album è famoso anche con il nome “Beano”, in quanto sulla foto di copertina Eric Clapton legge il fumetto omonimo. In un
paio di pezzi suona Jack Bruce e quindi si creano le basi per i Cream.
Segue “Hard Road”, dove al posto di Clapton c’è Peter Green, un altro manico da paura, e alla batteria Ansley Dunbar. A questo punto posso segnalare fra gli album da avere “Crusade”, “Blues Alone” e soprattutto “Blues from Laurel Canyon”, località nei pressi di Los Angeles dove si trasferirà nella seconda metà degli anni sessanta in maniera definitiva.
A Laurel Canyon troverà una grossa comunità di musicisti che sceglieranno il luogo per lo scenario naturale e le buone vibrazioni. Da segnalare anche “Jazz Blues Fusion” e mi fermo qui, in quanto la discografia di John Mayall è sterminata.
Fragile ovviamente ricorderà il vecchio leone del blues.
Commenti post (0)