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Babys, la via Inglese dell’AOR

today18 Marzo 2025 89 1

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I Babys sono quelli che, fra le tante bands britanniche negli anni 70, avevano un suono decisamente più americano e i tratti decisamente radiofonici. Andiamo a scoprire insieme questa band che in troppi non ricordano più!

BABYS, FONDAZIONE E PRIMO ALBUM

I Babys debuttano nel dicembre del 1976. Sono John Waite al basso e alla voce, Wally Stocker alla chitarra, Tony Brock alla batteria e Michael Corby alle tastiere. Si formano nel 1973 allo Small Cafè in Fulham road a Londra. E’ un incontro causale fra Michael Corby e
Adrian Millar, dove seguiranno altre audizioni per reclutare i menmbri successivi. In quelle audizioni passerà anche Lucas Fox, batterista che finirà nella prima formazione dei Motorhead.

John Waite viene segnalato da un amico comune, ha già esperienza di canto negli Usa con i Boys. Il primo album è del dicembre 1976 e ha già ben piantate le caratteristiche tipiche di questa band. Viene inciso a Toronto sotto la supervisione di Bob Ezrin insieme a Brian Christian. Il disco presenta tracce di hard rock decisamente melodico e tracce di AOR. Introdotto da una lunga rullata si inizia con “Looking for love”, decisamente un grande song hard dai toni zeppeliniani. Ad essa segue il singolo “If you got the time”, con un tocco leggermente più melodico che finisce al numero 88 di Billboard.

Seguono tre ballate che forse ai giorni nostri risultano troppo datate come “I believe in love”, “Laura”e “I love how you love me”. Poi si induriscono nuovamente con “Rodeo” che ha suono arioso e decisamente americano. E’ poi il turno di un’altra ballata come “Over and over”. Tutto viaggia nello stile degli album hard rock tipicamente seventies, dove si alternavano ballate e pezzi decisamente più duri. Si finisce con un gran pezzo hard come “Read my star” e finale con la lunga “Dying man” con una base decisamene pianistica. A tratti ricordano i primi Queen, un gran bell’esordio di classic rock.

BABYS, IL SECONDO ALBUM

L’anno successivo esce il secondo album “Broken heart”. Esso vede la formazione immutata ed è registrato al Record Plant di Los Angeles. Questo è sinonimo di voglia di fare il salto di qualità in termini sopratutto di popolarità. Gli archi saranno presenti in buona parte dell’album, come si sente sulla opener “Wrong or right”, un pezzo che pare usciro direttamente dagli Electric Light Orchestra. Segue “Give me your love”, bellissima e con un bel tappeto di tastiere e un coro coinvolgente. Spiazza “And if you could see me fly”, con un coro femminile e fiati funky.

Si torna poi a rokkare con “The golden mile”, decisamente zeppeliniana, seguita da una ballata fortemente AOR come “Broken heart”. In coda al disco ennesima ballata con archi come “Silver dreams” e gran finale orchestrale con “A piace of a action”. Questa è forse un pochino pretenziosa anticipando la strada ai Queen di fine carriera. In definitiva2, ELO e i Queen degli anni 80
sarebbero i metri di paragone in alcuni brani. Ma parliamo di una band con ancora le idee da affinare, cosa che si verificherà anche nell’album successivo.

Babys

TERZO ALBUM, FINISCONO GLI ANNI 70

Nel novembre 1978 esce “Head first”, terzo album dei Babys. Qui vediamo la dipartita del chitarrista e tastierista Michael Corby. L’album praticamento lo completano i rimanenti membri come da immagine di retrocopertina. Il lavoro fu registrato a Malibu agli Hidden Ranch studio e costò 300000 dollari, un a cifra non da poco. Vende discretamente bene in Australia ma rimane un album contradittorio, dove la band non sa che direzione prendere.

Inizia con un bel rock “Love don’t Prove I’m right”, ma il pezzo successivo è una ballata già vecchia all’epoca malgrado il coro femminile. Stiamo parlando di “Every time I’m think of you”, che si prende un pò con “I was one” ma poi ritorna ai ritmi da ballad. “Run to Mexico” migliora il climax, ma “Head first” ritorna al rock dalle tinte più dure. Forse decisamente zuccheroso malgrado la piacevole “California” posta in fine album. Troppo levigato, troppo pensato per il pubblico americano. Un album a tratti contradittorio.

BABYS, INIZIANO GLI ANNI OTTANTA

L’8 gennaio 1980 esce il quarto album “Union Jack”, registrato ai mitici Sound City di Los Angeles California con una formazione a cinque elementi. Oltre a Waite, Brock e Stocker si sono aggiunti Jonathan Cain alle tastiere (che successivamente confluirà nei Journey) e Ricky Phillips al basso. E’ un album caratterizzato da belle melodie fortemente AOR e un suono decisamente levigato per le FM
americane. Molto bella “Midnight rendezvous”, hit minore. Da sottolineare che “Back on the feet again” entra finalmente nei top 40.

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Anche l’album entra nei 200 di Billboard. Molto bella “Union Jack”, discreta “In your eyes” sebbene la una tastiera è un pò troppo invadente. Stesso discorso per “Anytime”. Grande AOR per “Jesus are you there” e “Turn around in Tokyo”. Un album a metà del guado: quando prevale il suono delle chitarre si viaggia bene, quando le tastiere prendono il sopravvento le canzoni perdono un pò di sostanza.

FINE DELLE DANZE

Nell’ottobre 1980 esce “On the edge” quinto e ultimo album della band. Viene prodotto da un esperto di classic rock come Keith Olsen che vanta clienti come Fleetwood Mac, Rick Springfield, Pat Benatar, Joe Walsh e molti altri. Un nome adatto per un disco che deve entrare in heavy rotation.

Ci riuscirà solo il singolo “Turn and walk away”, classico pezzo radiofonico arioso, con le tastiere in primo piano e la voce di John Waite carica di personalità. E’ comunque un bel disco, compatto, potente e melodico nello stesso tempo. Grandioso il trittico “Downtown”, “Postcard” e “Too far gone” che introducono la bellissima “Gonna be somebody”. Questo è un pezzone con una splendida melodia e un arpeggio killer fortemente seventies che ancora oggi dà i brividi.

Ai ventenni non dirà nulla ma rammenta che band di un livello di popolarità inferiore ai vari Foreigner, Boston e Reo Speedwagon scrivevano canzoni incredibili. Infine grande chiusura con “Love won’t wait, decisamente corale. L’anno successivo con queste armi i
Foreigner faranno sfracelli in classifica con l’album 4. Jonathan Cain alle tastiere è già protagonista. Sono tanti i motivi per cui una band come i Babys andrebbe rivalutata, ma il principale è la qualità delle loro canzoni.

CONCLUSIONI DI DJ JUSTY

Per chi acquista il cofanetto “Silver dreams – complete album 1975 80” (in pratica la loro produzione su Chrysalis), troverà anche un sesto dischetto con 7 canzoni. Trattasi di un live da uno show del 1977 a Philadelphia e un album mai pubblicato ma inciso nel 1975. Questo diviene in pratica il loro vero primo album.

La stoffa della band e la personalità di John Waite era già presenti. E’ bene aggiungere che tutti i dischetti hanno dai tre o quattro indediti
cadauno (live o versioni alternate). Singolarmente sono stati ristampati in tempi recenti ma senza inediti aggiunti. Sciolta la band John Waite farà il botto negli anni 80 con l’hit “Missing you” poi metterà in piedi con alcuni componenti i Bad English per due album.

Scritto da: Dj Justy

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