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Concerti

Veruno 2Days Prog +1 2024 : Day 2

today27 Settembre 2024 99 2 2 5

Sfondo
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Veruno è diventato negli anni un appuntamento imperdibile per i fans del Prog Rock sfociante nel Metal. Come di consueto il nostro reporter d’assalto Mr.Fulvio è andato e ci ha fatto un sontuoso nonchè ricco riassunto della giornata! Andiamo a leggerlo insieme!

VERUNO PER MR.FULVIO

Primo weekend di settembre: per il sottoscritto da 15 anni a questa parte significa “2Days Prog +1” a Veruno, provincia di Novara. E’ qui che ogni anno, dal 2010, si rinnova la magia: prima nella iconica e intima Piazzetta della Musica a Veruno e poi, in era post Covid, nel campo sportivo della vicina frazione di Revislate. Perchè parlo di magia? Il “2Days Prog +1” è un festival che ogni anno riesce a portare sul proprio palco ben 12 gruppi prog rock e prog metal di prestigio internazionale che si esibiscono in 3 serate consecutive (dal venerdì alla domenica).
La magia risiede nel fatto che l’organizzazione di tutto questo è opera di una associazione culturale (Veruno Musica) la quale riesce ad offrire tutto ciò a titolo praticamente gratuito: full free nella vecchia sede, 5€ a serata come cifra simbolica per l’affitto delle sedie nella nuova location di Revislate (quest’anno erano disponibili oltre 1.700 posti a sedere numerati).

Un plauso quindi al mastermind Alberto Temporelli ed al suo stuolo di ammirevoli volontari che ogni anno ci lascia meravigliati e grati per la perfezione di tutta la macchina organizzativa: palco, qualità dei suoni, velocità degli “stage change”, riprese video in diretta, tutto altamente professionale e nel rispetto dei tempi programmati. Tutto questo lavoro ha portato il festival ad affermarsi meritatamente come uno dei principali appuntamenti annuali del circuito live prog internazionale.

DAY 2: SABATO 7 SETTEMBRE

Gli impegni personali mi consentono di essere presente solo per la serata di sabato (Day 2). Arriviamo sul posto con buon anticipo, il tempo per rinnovare la tessera di sostenitore dell’associazione Veruno Musica: un piccolo contributo di 15€ che è facoltativo ma ci sembra il minimo per supportare tanta passione. Inoltre tra i gadget a scelta offerti con la tessera ci sono i doppi DVD “The Best Of” delle passate edizioni, estratti dai concerti integralmente registrati in modo professionale. Accediamo all’area concerti e l’atmosfera è quella che ormai conosciamo bene: gente rilassata, volti conosciuti e volti nuovi, chiacchiere di musica, birra e ricerca di vinili/CD al banco del merchandising o ai banchetti dei rivenditori specializzati presenti all’evento. Prendiamo posto mentre ancora terminano gli ultimi sound check, siamo pronti!

VERUNO – ODESSA

VERUNO

Alle 18 in punto, come da programma, ecco sul palco la band che ha l’onore di inaugurare la serata. I marchigiani Odessa sono attivi dal 1998, che detto così sembra ieri ma sono oltre 25 anni di carriera. In occasione del venticinquesimo anniversario del loro disco d’esordio “Stazione Getsemani”, propongono in esclusiva per il festival, nella sua data di uscita, la nuova versione in CD completamente ri-registrata “Stazione Getsemani XXV”.

I loro territori sono quelli del prog italiano di matrice seventies e l’approccio al cantato del vocalist e tastierista Lorenzo Giovagnoli non può non ricordare Demetrio Stratos. Il loro sound è comunque vitaminizzato da massicce dosi di sonorità hard rock di purpleiana memoria principalmente espresse dalle tastiere e dall’organo Hammond sempre a cura dell’ottimo Lorenzo.

Anche il flauto traverso di Gianluca Milanese è un tassello fondamentale per l’arricchimento della scena sonora. Il pubblico è già numeroso e la cosa non può che far piacere. I suoni sono ottimi da subito con tutti gli strumenti (elettrici, drums, flauto, voce) perfettamente bilanciati e distinguibili. La setlist pesca prevalentemente dall’album d’esordio (“Esilio”, “L’incontro”) e dall’ultimo “L’Alba Della Civiltà” del 2022 con “Rasoi” e con la emozionale “Invocazione”. Ecco, al di là della capacità tecnica e della gradevolezza delle composizioni gli Odessa sono un gruppo capace di trasmettere molto bene le emozioni e non è certo cosa da poco. Niente da dire, la serata è iniziata nel migliore dei modi.

VERUNO – WOBBLER

VERUNO

Ecco una band che io e mio figlio Simone adoriamo: non nascondiamo di essere qui prevalentemente per loro. Norvegesi, si formano nel 1999, hanno cinque album all’attivo e sono da sempre devoti al prog rock sinfonico degli anni ’70. La matrice immediatamente distinguibile è quella dei primi Yes, grazie al cantato acuto ma espressivo e soprattutto grazie alle linee del basso Rickenbacker, metallico e corposo come nella tradizione del miglior Chris Squire.

Sbagliato però etichettarli come eccessivamente derivativi: nei loro lunghissimi brani sanno dare un’impronta personale, moderna e ricca di variazioni sul tema. Dispiace che abbiano dovuto accorciare la scaletta di un brano a causa del tempo necessariamente speso a sostituire una corda rotta della chitarra. Questo non ha però impedito loro di sciorinare una prestazione veramente degna di nota: Andreas Wettergreen è espressivo e dinamico sia con la voce che con i movimenti sul palco, il basso di Kristian Hultgren macina linee massicce e quasi ipnotiche in abbinamento allo splendido tappeto sonoro generato da chitarra e tastiere, il violino completa a dovere la scena sonora.

Pochi brani, lunghi ed articolati, a coprire i loro ultimi tre album, i più rappresentativi. Fantastici i venti minuti di “From Silence to Somewhere” dall’album omonimo del 2017: un vero caleidoscopio di suoni, cambi di ritmo, assoli e melodie. Le tenebre scendono ad aggiungere quel quid di atmosfera in più che accompagna l’ultimo brano, “Merry Macabre” dall’album “Dwellers of the Deep”, la loro ultima uscita discografica del 2020: un’altra ventina di minuti sul roller coaster dei Wobbler che escono di scena tra meritati consensi. Ci siamo portati da casa un loro vinile da autografare e quindi ci avviciniamo a lato del palco: Andreas Wettergreen ci invita nel loro backstage anche se siamo privi di pass o titoli necessari all’accesso. Abbiamo quindi la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con tutta la band,
scattare alcune foto con loro e far apporre tutte le loro firme sul vinile. Grazie ragazzi! Ci avete fatto emozionare, prima con la vostra musica e poi con la vostra simpatia!

VERUNO – THE ENID

VERUNO

La seconda parte della serata inizia con l’esibizione del primo dei due miti assoluti previsti dal programma. Sale sul palco Robert John Godfrey, compositore britannico noto per la sua collaborazione come direttore musicale di Barclay James Harvest tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70. Nel 1973 fondò The Enid, la sua creatura musicale con la quale ha saputo fondere ed amalgamare il rock progressivo con l’orchestralità della musica classica sinfonica.

Vedere The Enid dal vivo è un’occasione rara viste le non perfette condizioni di salute del settantasettenne Godfrey che, considerati anche i numerosi impegni musicali non prettamente live, centellina le esibizioni della sua band. Siamo quindi impazienti e curiosi mentre osserviamo il palco allestito con un set di percussioni imponente che include bar chimes, un enorme timpano e un grande gong. “Come and meet the sound of the Apocalypse”, queste le parole pronunciate da Godfrey ad inizio concerto e potremmo tranquillamente chiuderla qui perchè non ci sono parole migliori per descrivere la potenza, l’orchestralità e la maestosità della grande musica che ci è stata regalata da
questa band.

Siamo tutti rapiti e ammutoliti da questa perfezione in musica, ci sentiamo come parte di una rappresentazione cinematografica con una colonna sonora live che è ora delicata ed ora impetuosa e roboante, i suoni sono di una potenza e di una rotondità indescrivibili. Il silenzio quasi religioso accompagna anche gli inframmezzi parlati di Godfrey, enunciati con voce lieve ma con grande carisma: simpatica la sua improvvisata interazione con il suono delle campane della chiesa al quale replica intonando una vecchia filastrocca, ricordo di quando era bambino. Per dovere di cronaca la setlist includeva “The Last Judgement”, “In the Region of Summer Stars”, “Spring”, “Dark Hydraulic”, “Humoresque” e sicuramente qualcos’altro ancora che mi scuso di aver forse tralasciato di annotare. Una meritatissima standing ovation congeda Godfrey ed i suoi The Enid dopo una esibizione veramente di alt(r)o livello.

VERUNO – THE CRAZY WORLD OF ARTHUR BROWN

VERUNO

Appena il tempo di riprendersi da “The sound of the Apocalypse” che già campeggia sul palco la scritta “The God of Hell Fire”. Ladies and Gentlemen, si appresta a salire sul palco un pezzo di storia della musica: Arthur Brown. Esso ci presenta il suo “Crazy World”, il suo pazzo teatro di musica, costumi di scena e magiche atmosfere. Arthur Brown può essere tranquillamente considerato un precursore avendo di fatto creato, alla fine degli anni ’60, l’embrione di quello shock rock e di quel corpse paint in seguito cavalcati da Alice Cooper, Kiss ed altri innumerevoli epigoni.

La sua carriera può annoverare collaborazioni con gente del calibro di Jimi Hendrix, Frank Zappa, The Who ed una parte nel cult movie “Tommy”. Famoso principalmente per la teatralità delle sue rappresentazioni e per la sua voce operistica e potente, la sua proposta musicale abbina la psichedelia ed il classico hard rock a “trazione Hammond” che prese piede alla fine degli anni ’60 e si affermò nel decennio successivo. “Fire”, del 1968, il suo singolo più famoso che è solito cantare con un elmetto in fiamme calcato in testa. Sembra strano apprestarsi ad assistere al concerto di un signore citato come fonte di ispirazione di un Alice Cooper che ormai può contare 76 primavere, ma attenzione perchè Arthur Brown di anni ne ha appena compiuti 82 e non accenna a mollare, esibendo l’energia di un ragazzino ed una voce
ancora invidiabile.

COSTUMI E TANTA SOSTANZA

Tre musicisti, agghindati con coreografici mantelli e copricapi, accompagnano Arthur sul palco: la band è essenziale ma solidissima con batteria, chitarra baritona a svolgere prevalentemente le parti di basso (ma non solo) e chitarra + tastiere/Hammond a carico del terzo componente. Assistiamo allo spettacolo e ci sentiamo trasportati indietro nel tempo, musicalmente ma anche visivamente grazie ad una teatralità genuina che ha il tocco vintage dei concerti che non siamo più abituati a vedere ormai da decenni, salvo rarissime eccezioni.

Uno spettacolo per gli occhi e per le orecchie: cambi di costume di Arthur (tutti bellissimi e molto diversi) praticamente ad ogni brano, il resto della band che macina solido hard rock senza mai perdere un colpo, la voce e l’energia sul palco del “God of Hell Fire” che si fa davvero fatica ad abbinare ad un uomo di 82 anni. Una quindicina circa, forse un paio meno, i brani eseguiti ed i costumi esibiti in un’ora e mezzo di
concerto senza soste: l’immancabile “Fire”, “Fire Poem”, “Spontaneus Apple Creation”, “TimeConfusion” “Prelude-Nightmare”e “Come and Buy” ad evidenziare quale sia l’album più rappresentativo e rappresentato, quel “The Crazy World of Arthur Brown” del 1968. E’ ora di chiudere il circo, la band si congeda con un “encore”: la cover di “I put a spell on You” di Screamin’ Jay Hawkins, brano storico coverizzato da Arthur Brown nel 1968, presente sia su “The Crazy World of…” che, come “B side”, sul singolo “Nightmare”. Tutti a ballare e cantare sotto il palco per chiudere degnamente una serata memorabile.

BACK HOME

E’ praticamente mezzanotte, ci aspettano due ore di automobile ma sappiamo che il viaggio di ritorno non peserà: le orecchie e gli occhi hanno ancora impresso quanto abbiamo potuto sentire ed ammirare e ci disegnano in faccia un sorriso forse involontario ma sicuramente sincero. Veruno non tradisce mai! See you in september 2025!

Photo courtesy of Eraldo Isaia

Scritto da: Mic DJ

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Commenti post (2)

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  1. Stefano Lanci il 2 Ottobre 2024

    Gran bell’evento. Personalmente considero il progressive essere una delle forme musicali piú “elevate” che esista nello scenario della musica rock e ne sono appassionato. Non conoscevo questa manifestazione che cercherò di non perdere l’anno venturo. Grazie per l’ottimo reportage.

    • Fulvio il 2 Ottobre 2024

      Ciao Stefano,
      sono contento che tu abbia gradito il report ed ancora di più per aver esteso la conoscenza di un evento imperdibile per tutti gli appassionati del Prog.
      Grazie e…see you in Veruno!
      Fulvio


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