Gli Scar Symmetry, band che arriva dalla fredda Svezia, è una di quelle band che sono state capaci, negli anni, di crearsi il loro sound. Già dagli esordi il particolare mix di Death Scandinavo e di tastiere siderali saltò subito alle orecchie come qualcosa di diverso. Quel “quid” in più era regalato dalla poliedricità del vocalist Christian Älvestam, capace di destreggiarsi nel growl più profondo come nei più cristallini clean vocals. Un vocalist impossibile da rimpiazzare, tanto che dalla sua dipartita nel 2008, la band dovette assumere 2 cantanti. Dopo 9 anni dal loro ultimo lavoro, vede finalmente la luce il secondo capitolo della trilogia “The Singularity”: andiamo a sentire come suona! Press Play on Tape
SCAR SYMMETRY, LA SINGOLARITA’
Ci sono poche band death metal melodico/progressive che mescolano melodia, cattiveria e teatralità meglio degli svedesi Scar Symmetry. Il loro sesto LP in studio, primo in una trilogia pianificata e datato 2014, ha dimostrato che la creatura aveva preso a funzionare alla grande coi due cantanti. Per il sottoscritto l’attesa di nove anni per il secondo capitolo non era di buon auspicio. Ora che “The Singularity (Phase II – Xenotaph)” è suggli scaffali, sono stati spiegati i motivi di questa lungaggine.
La formazione è abbastanza simile a quella del suo predecessore. L’unica differenza è l’assenza dello storico bassista Kenneth Seil e l’arrivo del chitarrista Benjamin Ellis. Per quanto riguarda l’ampio ritardo tra i dischi di Singularity, il chitarrista Per Nilsson ha fatto chiarezza: “È stato un processo davvero molto lungo. Ho scritto le canzoni per Phase II nel 2016 e abbiamo registrato anche la batteria in quell’anno. Il resto del lavoro è stato spalmato negli anni successivi. Nel 2017 ho iniziato a suonare con i Meshuggah e i Nocturnal Rites. Questo ha messo in “crio-sospensione” gli Scar Simmetry.
Abbiamo posticipato l’uscita dell’album di quasi un anno perché l’artista che stava lavorando all’art-work è scomparso. Solo in seguito ci ha fatto sapere che sua madre era morta . È una situazione davvero triste. Questo ha rimandato molto le cose perché abbiamo dovuto trovare un nuovo artista con cui lavorare”.
SCAR SYMMETRY – PHASE II XENOTAPH
Il platter parte col botto: “Chrononautilus” è una cartella senza senso, con un riff folle sulla voce growl, per poi aprirsi nel classico stile della band, con un ritornello di clean vocals che da al pezzo quella spinta in più. Parte poi un susseguirsi allucinante di stop e assoli, intervallati con stacchi incredibili. Nilsson si dimostra uno dei migliori musicisti moderni usciti da anni: la tecnica è spaventosa ma al tempo stesso molto raffinata. Il lavoro procede con “Scorched Quadrant”, con un suono di chitarra davvero denso, per dipanarsi su un mid tempo con sezioni di chitarra/batteria che spaccano.
La prima sensazione è che questo “Phase II” sia molto più aggressivo di quanto lo fosse il predecessore, con suoni tiratissimi, voce growl che si alterna alla perfezione col cantato pulito pulito ma più aggressivo che nei precedenti lavori. La successiva “Overworld” spiazza l’ascoltatore, con una chitarra introduttiva melodica, e le voci di Lars e Roberth che si accavallano. Un bridge assoluto, in cui una chitarra suona una parte spezzata mentre l’altra suona gli accordi, introduce un ritornello catchy ma non banale, roba da band come WET o HEAT.
LA POTENZA E’ NULLA SENZA IL CONTROLLO
Henrik è in palla e si sente: “Altergeist” si apre con un ritmo al tritolo, un groove mai presente nel precedente lavoro, e una melodia di chitarra che richiama qualcosa del buon black metal di una volta, con quella melodia malata raddoppiata anche dal piano. Adoro quel drop proprio alla fine, dove la traccia si stoppa per dare sfogo ad una parte di tastiera pulsante. “Reichsfall” mi fa cadere dalla sedia, col suo intro quasi synthwave da pelle d’oca, così epico da essere quasi irreale. E di colpo ti arriva un pugno in faccia, mentre il riff diventa pesante e acido, con un cambio anche qui al limite del black metal, che sfocia in un’esplosione di voce pulita. Un ritornello che definirei “enorme”, con il suo geniale arpeggio di synth guitar in sottofondo.
“Digiphrenia Dawn” ci riporta decisamente alle sonorità di “Phase I”, con un classico ritornello, in parte pulito e poi raddoppiato dal growl. Qui le chitarre la fanno da padrone, con tastiere in sottofondo che aggiungono molta atmosfera al pezzo. Sicuramente il primo e forse unico pezzo meno strutturato dell’intero lavoro. Si, perchè la successiva “Hyperborean Plains” ci porta in lidi mai sentiti prima. Si apre con una batteria quasi tribale, e le chitarre che suonano contrapposte ad essa. Da qui il pezzo si sviluppa in un accelerazione continua, mentre nel ritornello una chitarra arpeggia mentre l’altra accenta i ritmi di batteria. Il risultato è sbalorditivo, richiama a tratti i Dream Theater, prima che l’inferno e il caos si scatenino dopo il terzo minuto. Non per dire ma si sente l’esperienza maturata in tour coi Meshuggah.
SCAR SYMMETRY , FOLLIA DELLA SINGOLARITA’
“Gridworm”: onde gravitazionali di tastiere dall’inizio accompagnano il main riff, prima che Roberth scateni l’inferno: vocals che viaggiano tra death e black metal, a seguire una sezione vocale all’unisono che ci porta in un ritornello pauroso, con doppia voce. I due ragazzi si mescolano perfettamente, a volte pare diventare tutto un po’ anni ’80, il che ha il suo fascino. Ci avviciniamo al termine del CD, ma i colpi di scena non finiscono qui. Con “A Voyage with Tailed Meteors” i ragazzi si lanciano in un riffone thrash, forse il più diretto insieme alla prima canzone del disco. Il gran lavoro di tastiera cambia totalmente l’atmosfera della canzone, in transizione grazie ad una parte di pianoforte davvero inquietante, unita ad una voce cantata più bassa.
“Soulscanner” parte veloce, per poi passare ad un mid tempo che fa da ponte ad una partitura quasi grind. Una strofa possente dentro un ritornello pulito porta così tante luci e ombre all’intero pezzo, rendendolo morboso. Fantastico il cambio di tonalità nel ritornello dopo l’assolo, eleva il pezzo ad uno dei più ben riusciti dell’album.
Siamo così giunti all’ultimo pezzo, quella “Xenotaph” che trasuda epicità da tutte le parti. Intro lento con un muro di tastiere e chitarre distorte, con una linea melodica anche qui alla stregua dei Dream Theater, che passa in un riffing alla Slayer. Un pezzo intricato, in continua evoluzione, dove la parte centrale fa la parte del leone, con quelle tastiere pompose unite ad un incipit piuttosto lento. Il viaggio intergalattico si conclude con un outro distorto in stile radio FM, lasciandoci innanzi all’orizzonte degli eventi del futuro terzo capitolo.
RIFLESSIONI DI MIC DJ
Nove anni di attesa per questo album. Sinceramente avevo perso le speranze, pensando che il progetto si fosse arenato, probabilmente troppo ambizioso e difficile da portare avanti. Ma la band svedese, navigando tra le burrasche degli eventi, è riuscita a comporre un signor album, sicuramente migliore del capitolo precedente. La stampa lo idolatrò all’epoca ma a me, pur piacendo, non convinse mai del tutto. Qui tutto fila al meglio, i due cantanti finalmente hanno trovato il giusto feeling e riescono ad avere un ruolo centrale in questa apocalisse sonora.
Mic DJ vi saluta e vi da appuntamento qui in radio, tra articoli e tanta buona musica. Ora qualche consiglio per voi direttamente da Jolly Roger Radio.
Resistenza non Resilienza
Roberto Paolo il 26 Giugno 2023
Sempre emozionante nelle descrizioni sensoriali e per tutti i reteoscena che fanno sprofondare nella lettura e fanno venire sete dei ‘nuovi ascolti’ proposti. Grazje!
Mic DJ il 26 Giugno 2023
Grazie mille, sempre troppo gentile. ❤️