The Bones, le ossa. Un nomignolo curioso che in un certo periodo storico ha rappresentato una strada alternativa per accedere alla musica Rock. Una storia che pochi conoscono e che noi, grazie al nostro cronista d’assalto Mr.Fulvio, vi andiamo a proporre, visto che fa parte della storia moderna e contemporanea.
THE BONES, UNA COSA SERIA
âĂ la musica, la musica ribelle, che ti vibra nelle ossaâŠâ cantava Eugenio Finardi. Una metafora ed un brano che ci ricordano quanto la musica sia anche un veicolo di libertĂ ed uno strumento di pacifica ribellione. Ma, fuor di metafora, la storia ci racconta che la âmusica nelle ossaâ Ăš esistita veramente.
Nella testa di noi vecchi brontoloni si accavallano spesso pensieri sparsi di cose che ci infastidiscono e, dopo, scattano le piĂč strampalate associazioni di idee. In questo caso la guerra non cosĂŹ lontana (che piĂč che infastidire preoccupa) e la odierna facilitĂ di accesso alla musica liquida (puoi avere tutto con la netta sensazione di non avere in realtĂ nulla) mi hanno fatto tornare in mente una vecchia storia. Ancora un piccolo appunto prima di venire al dunque: su questo argomento esistono articoli, siti dedicati, filmati in rete. Quindi perchĂ© parlarne se non câĂš nulla da aggiungere? Semplicemente perchĂ© il web Ăš un mare infinito ed inevitabilmente qualcuno si perde sempre qualcosa. E perchĂ© Ăš troppo importante non dimenticare mai lâimportanza della libertĂ di espressione di cui la musica Ăš un inarrestabile paladina che valica ogni tipo di confine.
THE BONES, BACK IN THE U.S.S.R.
La musica nelle ossa, dicevamo: dobbiamo tornare indietro nel tempo, nellâUnione Sovietica di fine anni â50 inizio anni â60, ed iniziare a spiegare. In questo periodo, come tutti sappiamo, nasce il Rock ân Roll e nellâ U.R.S.S. viene ovviamente sottoposto a censura in quanto simbolo sonoro della libertĂ oltre cortina. Una legge di stato vieta questo genere musicale a partire dal 1958, ma la musica Ăš veramente difficile da fermare.
La âcorruzione del capitalismo occidentaleâ ovviamente attrae molti giovani sovietici definiti âStilyagiâ (cacciatori di stile), i quali cercano di copiare le tendenze occidentali nel look ma anche nella musica da ascoltare. Ironia della sorte, questa voglia di assaporare la libertĂ nasce con i libri ed i dischi portati in Patria da soldati sovietici di ritorno dai paesi esteri prima della chiusura dovuta all’inizio della Guerra Fredda.
RĂ«BRA, L’INVENZIONE
Come sempre la necessitĂ aguzza lâingegno e, grazie allâ idea di Rusian Bogoslovkij e Boris Tajgin, la musica proibita iniziĂČ a diffondersi clandestinamente. Ecco da dove nasce il tutto: una legge obbligava gli ospedali a smaltire rapidamente le pellicole radiografiche, perchĂ© altamente infiammabili. Loro scoprirono che erano perfette: dimensioni atte a ricavare dei dischi da circa 7â, ritagliati a mano e forati al centro con una sigaretta accesa. Avevano la flessibilitĂ idonea al trasporto clandestino sotto i vestiti e il materiale era adatto ad essere inciso tramite vecchi fonografi abilmente modificati con strumenti di registrazione di origine militare. Inoltre la materia prima era praticamente gratuita.
Il gioco era fatto, nacquero i ârĂ«braâ (costole): il nome Ăš dovuto alla prevalenza di radiografie di questa parte del corpo ma esistono incisioni anche con âsfondiâ di ossa diverse. CosĂŹ le canzoni proibite iniziarono a circolare incise su costole, teschi e ossa.
THE BONES E I SUOI RISCHI
Questa produzione e diffusione avvenne nelle cantine cittadine ad opera di giovani contrabbandieri chiamati âThe Golden Dog Gangâ. Era un’attivitĂ estremamente pericolosa, perchĂ© comportava il rischio di condanne fino a cinque anni di lavori forzati nei Gulag. Câera massima attenzione negli scambi, che prevalentemente avvenivano con veloci passamano sulle panchine dei parchi.
A riprova di quanto il regime ritenesse pericolosa questa diffusione di musica proibita câĂš il fatto che vennero incaricati i giovani del Komsomol (Unione comunista della gioventĂč) per creare e spacciare falsi rĂ«bra con incisi feroci messaggi al posto della musica. Questa era una vera e propria trappola che, di fatto, incastrava gli incauti acquirenti. Quindi i rischi erano anche per chi voleva semplicemente ascoltare.
La facilitĂ con cui oggi accediamo ad inesauribili cataloghi online ci impedisce forse di riflettere opportunamente sulle gesta di questi difensori della cultura voluta dal popolo in opposizione a quella imposta dal regime.
LIMITI TECNICI DEI “BONES RECORDS”
Il contraltare di questa affascinante e geniale opera di diffusione era la presenza di due difetti sostanziali. Uno era la scarsissima qualitĂ audio e due la deperibilitĂ del supporto che permetteva 5-10 riproduzioni al massimo. Lâavvento delle musicassette metterĂ la parola fine a questa romantica storia: sarĂ quindi la tecnologia e non la censura a trionfare.
Paralleli: la storia si ripete
Tralasciando la bizzarria di una incisione su una radiografia forse qualcuno ricorda i Flexi-disc, abbastanza in voga negli anni â90: altrettanto sottili, flessibili ed economici, venivano spesso allegati alle riviste musicali. Con un briciolo di fantasia possiamo pensare che furono la versione occidentale dei rĂ«bra, pur con scopi, modalitĂ e contesti storici totalmente diversi.
Ai giorni nostri le rĂ«bra vengono vendute legalmente e sono diventati oggetti da collezione a causa del loro valore storico. Le loro quotazioni oscillano generalmente tra i 50 ed i 200 âŹ.
RIFLESSIONI DI MIC DJ
La storia riesce sempre a lasciarmi a bocca aperta. Prendiamo per assoluto che la realtĂ in cui viviamo sia “assoluta”, mentre nel mondo sono accadute, e accadono, cose che ci lasciano increduli. Ancora oggi ci sono paesi in cui la censura Ăš all’ordine del giorno, stati in cui l’informazione Ăš pilotata e filtrata dal governo.
Ma la musica ha una tale potenza intrinseca da riuscire a passare oltre, a demolire ogni tipo di barriera. Ci sono state persone che hanno rischiato i Gulag per passare sottobanco questi “bones records”, per divulgare ancor prima della musica il concetto di LibertĂ . A tal proposito questo interessante articolo mi ha fatto venire in mente un evento decisamente piĂč recente che Ăš ritenuto epocale: il Monster of Rock a Mosca.
Era il 28 settembre del 1991 e quell’evento fu, musicalmente parlando, la fine della censura di regime e delle sue violenze. Emblematico in questo senso il comportamento dell’Armata Rossa, messa li per reprimere i presenti. Non solo non fece repressione, ma ad un certo punto gli stessi militari si tolsero la divisa in segno di protesta e parteciparono al concerto.
Un grazie di cuore al nostro mitico Fulvio per questo articolo che scava nel profondo della storia, non solo musicale. Mic DJ vi saluta e vi da appuntamento qui in radio, tra articoli e tanta buona musica. Ora qualche consiglio per voi direttamente da Jolly Roger Radio.
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