I Blood Thirsty Demons sono una solida realtà nostrana dedita ad un ottimo mix tra Horror e Metal. Ma dietro questo nome si cela la mente e l’estro di una sola persona. Andiamo a conoscere più in profondità questa “One Man Band” e andiamo ad ascoltarci il loro ultimo lavoro, intitolato “Esoteric”.
BLOOD THIRSTY DEMONS, GLI ESORDI
Tutto ebbe inizio nel lontano 1997 in provincia di Varese. Cristian Mustaine, in quell’anno, decide di formare una band che avesse nel sound il suo trademark distintivo. Inizialmente, per iniziare a muoversi nel mercato musicale nostrano, furono pubblicati due demo: “Solve et Coagula” del 2000, e “Sabbath” nel 2001. Il salto fuori dai confini italici avviene nel 2002, quando la danese Horror Records raccoglie i due lavori in un unico vinile da 12″.
In quel periodo la Line up si componeva di Cristian Mustaine voce e chitarra, Jack The Ripper al basso e Karl Skyquake alla batteria. I tre nomi d’arte destano la mia curiosità, così come l’EP sette pollici “Wytchkraft – Horror In The Grave/At The Satanic Mass”. Pubblicato dalla tedesca Metal Coven Records, il lavoro consta in tre pezzi di Heavy decisamente oscuro. Nel 2004 la band pubblica il full lenght “In The Grave”. Successivamente altri due album per la My Graveyard Production: “Let The War Begin” nel 2005, e “Mortal Remains” nel 2007.
BLOOD THIRSTY DEMONS, ONE MAN BAND
Nel 2009 esce “Occultum Lapidem”, sotto l’effige danese della Black Funeral Promotion. Il suono è decisamente meno oscuro e più Thrash Metal, ma alcune nubi sono all’orizzonte: in poco tempo la band perde bassista e batterista. Invece di abbattersi, Cristian Mustaine decide di dare trasformare tutto, continuando il suo progetto come one man band. Da qui in poi lo vedremo alle prese con tutti gli strumenti suonati. La rabbia per tutto quel periodo è ascoltabile nel violentissimo “Misanthropy” del 2010, un assalto sonoro di puro Thrash cattivo come il male.
La “One man Band” torna sui sentieri oscuri con i successivi “Reborn” del 2014, e “Voices From The Dark” del 2016. Finalmente nel 2019 arriva la stabilità per quel che concerne le produzioni dei lavori: inizia difatti la collaborazione con la The Triad Rec. L’album ““…In Death We Trust” compie un grande balzo in avanti a livello qualitativo, percorso enfatizzato con l’ultimo “Esoteric” di cui andremo a parlare adesso.
BLOOD THIRSTY DEMONS, ESOTERIC
Lasciamo la parola un attimo a Cristian Mustaine prima di addentrarci nell’ascolto del platter. “E’ un disco più ricco di atmosfere, in cui riporto quello che è stato fino ad oggi. Il mio viaggio attraverso il mondo dell’esoterismo, la mia crescita spirituale e il mio modo diverso di pormi verso il mondo che mi circonda. Molte sperimentazioni hanno portato anche a una composizione più elaborata sia nei testi che nelle parti strumentali. Tre anni di duro lavoro e cura dei dettagli che han differenziato questo disco da quelli precedenti, segnando un ulteriore passo avanti”.
Uno spettrale rintocco di campane, accompagnato da organi da chiesa, apre il disco. Una voce narrante ci introduce “Holy Mountain”, pomposa e marziale introduzione a questo mondo fatto di oscurità e tenebre. “Black Mass” arriva come una bordata che non ti aspetti, e la prima cosa che sovviene alla mente è la band regina dell’Horror Metal italiano, i Death SS. Anche il cantato riprende lo stile malato e inquietante dei primi album di fine anni 80, andando ad intrecciare storie di terrore tra le bellissime note che si susseguono. Tastiere a tappeto danno quella atmosfera lugubre alla canzone. A tre quarti il pezzo cambia, ti trascina con artigli demoniaci in un abisso di ferocia.
Il terzo pezzo del disco è una canzone che personalmente adoro nel modo più assoluto, ovvero quel capolavoro di “Steven” di Zio Alice Cooper, presente in “Welcome to my Nightmare” del 1975. Il cantato è più malato, meno drammatico dell’originale. Questo aspetto eleva la prestazione da semplice esecuzione a vera e propria reinterpretazione. Si è pervasi da una sensazione di disagio, di ansia, quasi fossimo inseguiti dai nostri stessi demoni.
ATMOSFERE TERRIFICANTI
“Esoteric” si apre con un’into cinematografica da brividi, per poi partire con chitarre e organi sugli scudi. Il basso, in tutto il lavoro, ha un suono bello grosso, riempie in maniera perfetta, dando il suo contributo a rendere il disco corposo. “When i was 18 i was looking for the darkness, I love black magic and the demons…” sono le prime parole che sentirete in questa canzone, nove minuti e ventotto di puro esoterismo sonoro.
“Evocation” ci accompagna, come un caronte, alla Chiesa del Diavolo, quella “Devil’s Church” che continua il concept espresso in precedenza. Il ritmo è più cadenzato, almeno fino a tre quarti, dove un stacco imperioso preme sull’acceleratore con classe, mentre la chitarra ci regala assoli di pregio. “Guardian Of My Soul” è una rosa nera su una lapide, col suo incipit lento, quasi da Horror Ballad. La voce è sofferenza pura, una preghiera lancinante che pare arrivare direttamente da una tomba.
Il trittico finale si apre con “Spiritual Path”, dove sontuosi organi la fanno da padrone, per poi lasciare la scena ad un riffone pesante come la morte. Tutto è sparato alla velocità della luce, dando la sensazione di correre a perdifiato, inseguiti da qualcosa di maligno. “The Wickedness Of Men” gela il sangue, col suo Intro tratto dal colossal “Il Settimo Sigillo“, film del 1957. Anche qui in oltre nove minuti di canzone ci troveremo catapultati in un viaggio insanguinato nelle più gelide ed oscure tinte Horror. Una canzone da assaporare con calma, intricata e ricca di cambi. Chiude il disco “The Believer”, degna conclusione ad un lavoro strepitoso. Il minuto finale è il sarcofago che si chiude “Allora la vita non è che un vuoto senza fine… Nessuno può vivere sapendo di dover morire un giorno come cadendo nel nulla, senza speranza”.
RIFLESSIONI DEL MIC
Adoro l’Horror, e questo “Esoteric” potrebbe essere tranquillamente la colonna sonora di una pellicola d’autore, uno di quei lungometraggi dove non vedi sangue e budella, ma che l’Horror te lo scatenano dentro. Un platter che io definisco “In bianco e Nero”, perché sono di questo colore le emozioni che mi ha suscitato. Emozioni arcaiche, paure interiori, ombre e luci che si inseguono creando ambienti senza spazio. E alla fine del viaggio ci si trova faccia a faccia con le proprie paure, coi propri demoni. Perché è vero: ognuno ha il suo.
Mic DJ vi saluta e vi da appuntamento qui in radio, tra articoli e tanta buona musica. Ora qualche consiglio per voi direttamente da Jolly Roger Radio.
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