Richie Kotzen è uno di quei musicisti per cui calza a pennello la definizione di “totale”. Il suo stile è un mix di rock, blues, heavy metal, jazz, fusion e soul. Un talento innato al quale si è aggiunta la naturale passione per la musica a 360 gradi. Andiamo a fare quattro parole sulla carriera di questo fantastico artista.
RICHIE KOTZEN, GLI ALBORI
Richard Dale Kotzen Jr. nasce il 3 febbraio 1970 in quel di Reading, in Pennsylvania. Fa parte di quei ragazzini precoci, visto che prese in mano la sua prima chitarra a 5 anni. Grazie ai Kiss due anni dopo esplode l’amore per la sei corde elettrica. Il ragazzo ha un talento innato che lo porta a bruciare ogni tappa nell’apprendimento dello strumento. La sua prima esperienza di livello si ha nel 1985 con la band Arthurs Museum. Incidono nel 1988 un buon EP Glam intitolato “Gallery Closed”.
I tempi sono maturi per il grande salto. Viene notato da Mike Varney, boss della Shrapnel Records e grande estimatore della “Shred guitar”. Mike mette sotto contratto Richie, il quale sforna in tempo zero il suo primi omonimo album: era l’undici Agosto del 1989. Si tratta di un lavoro strumentale di assoluto livello, che vede la partecipazione di Stuart Hamm al basso e Steve Smith alle pelli. Due fenomeni, visto che il primo fu bassista dei primi album di Steve Vai e collaboratore fisso di Satriani, mentre il secondo era lo storico drummer dei Journey, votato miglior batterista al mondo per cinque anni consecutivi.
Nell’Ottobre 1990 esce il secondo solista di Richie Kotzen, intitolato “Fever Dream”. L’album prosegue ed espande il discorso intrapreso dal debut album. Cambiano gli interpreti, ma soprattutto per la prima volta Kotzen si cimenta alla voce. Il disco è pazzesco, un lavoro praticamente perfetto. Il punto di unione tra il blues e il suono tecnicamente e tecnologicamente moderno.
RICHIE KOTZEN, THE POISON YEARS
Nel 1991, dopo il successo pazzesco di “Flesh & Blood”, gli attriti all’interno dei Poison si fanno problematici. La band prende tempo, facendo uscire un sontuoso doppio live intitolato “Swallow This Live”, ma i due anni on the road sono stai veramente troppo in tutto. Problemi di droga si mescolano a divergenze personali di ogni tipo, perciò C.C. DeVille viene allontanato dalla band. Il suo posto viene preso da Richie Kotzen, che con la band incise l’album “Native Tongue”. Il lavoro fu una svolta rispetto al passato della band, il contributo del nuovo arrivato è incredibile. Segnò un cambiamento netto per i Poison, che abbandonarono lo stile easy per concentrarsi su argomenti più seri, musicalmente molto più orientato al Blues Rock che al Glam.
Il sodalizio tra Richie e i Poison ebbe breve durata, a causa di un intrigo romantico tra il nuovo arrivato e la ragazza del drummer Rikki Rockett. A fine 1993 lascia la band, concentrandosi totalmente sulla sua carriera solista. In questo periodo Kotzen espande la sua sperimentazione a tutto tondo, andando ad abbracciare AoR, R&B, soul, blues e funk. Non ancora sazio di sperimentazione, nel 1995 e nel 1997 collaborò con Greg Howe a due album jazz rock fusion.
RICHIE KOTZEN E I MR.BIG
Nel 1999 Paul Gilbert lasciò i Mr.Big per formare il suo progetto Racer X. Anche questa volta viene chiamato Mr. Kotzen in sostituzione del virtuoso e geniale Paul. Il buon Richie da un robusto contributo alla stesura dell’album “Get Over It”, uscito nel settembre di quell’anno per mercato Giapponese e qualche mese dopo per il mercato americano. Il disco non ebbe alcun tipo di promozione, e infatti ci mise un po a mordere il mercato. Stesso modus operandi fu utilizzato per il seguente “Actual Size” del 2001, ovvero con il lancio in Giappone. Il disco funzionò decisamente bene, ma soprattutto resta musicalmente superbo. Rispetto al precedente lavoro ci troviamo una dozzina di pezzi di Melodic Hard Rock che scorrono fluidi come non mai, e che oggi suona come appena uscito.
Ma come spesso accade, la registrazione di un album di livello assoluto si porta dietro qualcosa di oscuro. In questo caso il fattore scatenante, che portò allo scioglimento della band, fu che Billy Sheenan iniziò a suonare live con Steve Vai. Ovviamente Kotzen continuò parallelamente a comporre album solisti, tutti decisamente sperimentali, che non ebbero grosse velleità di mercato.
NUOVO MILLENNIO
Entrati nel nuovo millennio e terminata l’avventura con i Mr.Big, Richie Kotzen fonda, nel 2002, una società di produzione con studio di registrazione. I suoi molteplici impegni non gli impediscono di incidere due nuovi album: “Change” nel 2003 e “Get Up” nel 2004, due ottimi album, con il secondo che vede un ritorno a sonorità più Heavy. Questo trend è confermato con il progetto Forty Deuce, datato 2005.
Qui il buon Richie si unisce ad un manipolo di musicisti Giapponesi, tra cui segnaliamo Taka Tamada alla chitarra ritmica e Ari Baron al basso. Il quartetto compone un album intitolato “Nothing to Lose”, una vera e propria gemma di Hard Rock sporco e cattivo. Kotzen per l’occasione mette in soffitta i tecnicismi per sfornare una moltitudine di riff assassini. Un album colossale, che quasi nessuno conosce: queste sono le bizzarrie del mercato. “Oh My God (I Fucked UpAgain)” e “Complicated” sono due esempi di Street Rock da manuale, roba da viaggio e volume a palla.
Il 2006 fu un anno intenso, con l’uscita di ben due album. Il primo, e più strano, fu ” Ai Senshi Z×R”, dove vengono riproposte diverse cover rock cantate in inglese di sigle del famoso anime giapponese Gundam. Il secondo, uscito nove mesi dopo, si chiama “Into the Black”, album decisamente più convenzionale. Dulcis in fundo nel medesimo anno fece da opener per le date Giapponesi del tour “Bigger Bang” dei Rolling Stones.
THE WINERY DOGS
Dal 2007 al 2011 il poliedrico chitarrista concentra la sua attività esclusivamente in ambito solista. Ma nel 2012 arriva la grande chiamata: Mike Portnoy lo contatta per proporgli il posto di voce e chitarra nel suo nuovo progetto. Kotzen non esita un solo istante, complice l’opportunità di riunirsi al buon Billy Sheehan: nascono i Winery Dogs. I tre si mettono subito al lavoro e il 15 Maggio 2013 vede la luce l’omonimo primo album. Esce prima in Giappone, dove spacca il mercato. Pochi mesi dopo sarà disponibile worldwide, con un buon tour mondiale a supporto.
Giusto il tempo di far uscire il suo ventesimo album solista, il melodico “Cannibals”, che è di nuovo ora di scatenarsi col trio di fenomeni. Nell’Ottobre del 2015 vede le stampe “Hot Streak”, che non solo bissa il successo del debut album, ma fa ancora meglio. Questo lavoro presenta una particolarità, ovvero la canzone “Oblivion”. Fu il primo singolo dell’album, e Kotzen scrisse solo il ritornello, non le strofe. Così in sede live, i testi sarebbero stati diversi.
Gli impegni di vario tipo mandarono in stand by il gruppo, ma un genio come Richie non si tiene a bada. Rilascia altri album solisti di pregevole fattura, con un sound ereditato dai Winery stessi. Nel 2020 ecco la bomba che non ti aspetti: Kotzen stringe un’alleanza musicale con il grande Adrian Smith, celeberrimo chitarrista degli Iron Maiden. Così nel Marzo del 2021, a nome Smith/Kotzen, viene rilasciato un esplosivo omonimo album. I due fanno praticamente tutto, dividendosi tra chitarra, basso, voce e composizione. Kotzen suona anche la batteria in cinque brani e Tal Bergman lo sostituisce nei restanti pezzi, ad esclusione di “Solar Fire”, che vede Nicko McBrain come ospite alle pelli.
In tutto questo esplodere di metallo, a Novembre 2022 i Winery Dogs pubblicano un fenomenale terzo album, migliore ancora dei due precedenti lavori, intitolato semplicemente “III”.
RIFLESSIONI DEL MIC
Richie Kotzen fa parte di quella élite di artisti che non si pongono limiti. Certo la tecnica lo aiuta, visto che sa suonare praticamente qualsiasi genere musicale, ma ci vuole tanto amore per la medesima per non restare fermi su un solo genere. Del resto egli stesso definisce il suo stile “come un mix di musica rock, blues, heavy metal, jazz, fusion e soul”. Un musicista che si è lasciato ispirare da Stevie Ray Vaughan, Eddie Van Halen, Jason Becker, ma senza limitarsi a copiare. Lo conferma l’evoluzione del suo stile, che dal 2007 lo vede smettere di usare il plettro per passare all’esclusivo utilizzo delle dita.
Mic DJ vi saluta e vi da appuntamento qui in radio, tra articoli e tanta buona musica. Ora qualche consiglio per voi direttamente da Jolly Roger Radio.
Kip Winger, una vita in musica
roberto Geo il 27 Febbraio 2023
Wow sempre tantissime info che mi erano completamente sconosciute.. Grande! Grz