Chiamarsi Ainur e scrivere canzoni ispirate al mondo di Tolkien porta con se una grande responsabilità. Vuol dire essere “i primi”, probabilmente inteso come cantastorie dei libri dello scrittore britannico. Sicuramente scelgono di farlo con una proposta musicale di nicchia, che non guarda alle mode del momento ma è guidata solo da viscerale passione.
AINUR E IL SILMARILLION
Gli Ainur nascono in quel di Torino nel 2006 e da subito dimostrano un amore viscerale per lo scrittore britannico Tolkien, nello specifico per la sua opera “The Silmarillion“. Il nome stesso della band lo si trova già nel primo capitolo dell’opera, quando si spiega la genesi di Arda. Qui esisteva l’uno, Eru Ilúvatar, il quale prima ancora di tutte le cose creò gli Ainur, “i Santi, rampolli del suo pensiero, ed essi erano con lui prima che ogni altra cosa fosse creata”.
Finisce qui questo breve excursus storico per spiegare l’etimologia del nome, fattore a mio avviso importante in quanto parleremo di una band che ha fatto del Silmarillion la propria musa ispiratrice.
La formazione è stabile, a livello numerico, e consta di 13 elementi. Con essi hanno collaborato diversi ospiti fra cui l’Orchestra I Musici di San Grato diretta da Edoardo Narbona, Alessandro Cammilli del Teatro Regio di Torino, Alan Brunetta, Ferdinando Catalano e nell’ultimo album Ted Nasmith, Roberto Tiranti e Derek Sherinian.
AINUR E GLI ESORDI
Riporto subito un piccolo estratto dal loro sito ufficiale “Gli Ainur sono attualmente una delle più importanti realtà musicali del panorama tolkieniano mondiale: i loro dischi infatti sono incentrati sulla trasposizione musicale dei libri e delle opere di J.R.R.Tolkien”. Mi sono perciò messo a viaggiare nella loro discografia per capire il loro percorso musicale.
Formatisi nel 2006, la loro prima fatica discografica è datata 2007 e si intitola “From Ancient Times”. L’album in questione è totalmente ispirato al Silmarillion. La breve “How It All Began” ci sipega l’inizio di tutto e introduce un filotto di canzoni veramente interessanti. Si va dalla stratificata “The Beginning Of Days”, suddivisa in tre parti, passando alla mastodontica “Ungoliant – The Power Of Unlight”. Ciò che mi colpisce è come in questo esordio riescano a convivere sonorità classiche, quasi marziali, con tastiere tipiche del periodo a cavallo tra gli anni settanta e gli ottanta. “The Fall Of Nargothrond” ne è l’esempio più lampante.
Sempre nel 2007 la band incide “Children of Húrin”, album dedicato all’omonima opera che io definisco postuma dello scrittore britannico. Infatti la prima stesura risale agli anni ’10, rivista più volte e mai completata. Vide le stampe solo nel 2007, dopo che il figlio Christopher Tolkien curò i manoscritti per formare una narrazione coerente. Il mood del platter non si discosta dal precedente lavoro, mescolando un sound prog settantiano con un metal decisamente epico e molta sinfonia.
AINUR, LAY OF LEITHIAN
Nel 2009 gli Ainur sfornano un lavoro ambizioso intitolato “Lay of Leithian”. Come riporta la band è “completamente dedicato al racconto più caro al Maestro e cioè il lungo poema incentrato sulla grande storia di Beren e Luthien”. Ambizioso, perchè musicare un tale e struggente poema è un’impresa assai difficoltosa. Il disco si apre in maniera decisamente teatrale con la canzone omonima, una suite quasi totalmente strumentale. Il genere è molto più sinfonico che prog, anche le tastiere dal sound più seventies sono molto più rare. Ciò che pervade il lavoro è un incipit tra il romantico e il triste, e non potrebbe essere altrimenti. Tutto è interconnesso: la fuga di Lúthien dal Doriath, la sua liberazione dal Nargothrond con l’aiuto di Huan, la liberazione di Beren dall’isola di Gaurhoth. E’ sempre l’amore il fattore liberatorio.
THE LOST TALES
La band si prende un attimo di stacco, una manciata di anni, per poi tornare nel 2013 con l’acustico “The Lost Tales”. Come si evince dal titolo il protagonista del platter è il libro de “I Racconti Perduti”. Troviamo qui le storie che erano la prima forma dei complessi miti immaginari che alla fine avrebbero composto “Il Silmarillion”. Il livello del songwriting cambia ancora rispetto agli album precedenti: la vena prog è quasi del tutto stata sostituita da uno stile più epic – fantasy.
AINUR E IL PRESENTE
Balziamo nel 2021, anno in cui vede le stampe “War of the Jewels”, ispirato dall’ undicesimo volume (inedito in Italia) della “History of Middle-Earth”, dalla creazione dei Silmaril e dalle guerre scaturite. Prima di questo nuovo full lenght, la band si cimentò in tre singoli. Il primo è “There and Back Again” del 2014, che come si evince dal titolo è un lavoro incentrato sull’opera “The Hobbit”. Nel 2019 esce una versione differente di “Fall of Gondolin”, alla quale si accompagna un bel video su Youtube. Infine nel 2020 fu pubblicato “Shadow from the East”, che leggendo il testo si inseriesce nel contesto di “Lord of the Rings”.
Tornando a bomba sul lavoro del 2021, si nota subito il ritorno delle tastiere “prog settanta” oriented. Lo stile dei pezzi si spinge avanti, andando a sconfinare in un concetto di prog metal decisamente moderno. Sentitevi la bellissima “Hell of Iron” per farvi un’idea di come sia evoluta la proposta musicale della band. Del resto tutto deve seguire un percorso, visto che la band definisce “il loro lavoro come una Concept Work. Un insieme di album concept che formano un’unica grande opera concettuale dedicata a Il Silmarillion”.
FORGING THE RINGS
E’ notizia del 3 gennaio 2023 che “Rockshots Records e la prog rock orchestra Ainur hanno unito le forze nuovamente per pubblicare, nel giorno del compleanno di Tolkien, il nuovo singolo “Forging of the Rings”.
Tutto ebbe inizio dopo l’annuncio della discussa serie TV “The Rings of Power”. C’era molto entusiasmo, dato che la serie avrebbe trattato la Terra di Mezzo. La band, così scrive, “non aveva mai prodotto un brano sul “Signore degli Anelli”. Ma allora il singolo del 2020 di cosa parla? Io come “Ombre da Est” avevo inteso il ritorno del male da Barad Dur.
A parte questo mio cruccio, Luca Catalano iniziò a comporre la musica, e in sole due ore il brano fu pronto. “Questa è una grande evoluzione nella storia degli Ainur” commenta Catalano, “poichè è la prima volta in quasi 17 anni che parliamo del “Signore degli Anelli”. Infatti abbiamo sempre e solo parlato del “Silmarillion” e una sola volta de “Lo Hobbit””. (allora devo avere frainteso io il singolo “Shadow from the East”). Gli Ainur sono al lavoro sul prossimo album che seguirà quello che hanno iniziato con “War of the Jewels”
RIFLESSIONI DEL MIC
Faccio subito una premessa: per me l’unica colonna sonora ad un libro del Maestro restano i Summoning, perché riescono in tutto e per tutto a cogliere ogni atmosfera di quei manoscritti. Dove c’è il nero ci deve essere il nero, senza nessuna speranza.
Mi piace Tolkien. Ho adorato in maniera letteralmente viscerale i suoi libri. Sono arrivato a tatuarmi, a fine anni 90, tutta la schiena a tema “Signore degli anelli”. Un lavoro lungo, da collo a culo. Un 43 cm per 40, dieci mesi di lavoro. La mia passione è pittata li, in un posto che mai riuscirò a vedere ma che mi porto addosso. Una passione che i film, nella loro pomposa mediocrità, mi hanno fatto un poco scemare. Personaggi inventati e storie con essi mentre c’era il meglio del meglio scritto su quelle righe da poter essere filmato.
Mi ha fatto piacere ascoltare i lavori dei nostrani Ainur, hanno un modo tutto loro di musicare Tolkien. A tratti mi sembra escano un poco da ciò che le atmosfere richiederebbero, ma questo è solo l’umile parere di chi scrive. La musica va vissuta, ascoltata. Quando viene anche suonata con passione allora il cuore batte più forte.
Vi lascio il link al loro sito ufficiale: AINUR OFFICIAL WEBSITE. Qui potete avere accesso a canzoni, video e allo store dove poter acquistare le opere di questa ottima band nostrana.
Mic DJ vi saluta e vi da appuntamento qui in radio, tra articoli e tanta buona musica.
roberto Geo il 16 Gennaio 2023
Altra travolgente discesa nel dettaglio scrupoloso di ogni emozione e storia che sta dietro alla band, alle tracce e alle evocazioni che richiamano. Il solo articolo potrebbe già essere una espansione emozionale dell album, definito in ogni sua sfumatura, pur lasciando aperto il portale dell ascolto soggettivo di chi se lo andrà a stidiare e gustare, con ancora più consapevolezza del grande lavoro fatto. Grazie