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Hard Rock

Bob Kulick, il quinto Kiss

today6 Giugno 2022 204 7

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Bob Kulick fa parte di quei musicisti fantasma che hanno vissuto nell’ombra per la maggior parte della loro carriera, ma che hanno lasciato la loro firma in un numero immenso di album. Oggi faremo una bella retrospettiva sul compianto “Skull of rock”, deceduto il 28 Maggio del 2020.

BOB KULICK, L’AXE MAN NASCOSTO

Bob Kulick non è prettamente uno sconosciuto agli addetti ai lavori, ma la maggior parte delle persone non sanno molto su di lui. Nasce a Brooklyn, NYC, il 16 gennaio del 1950 e fin dalla giovane età manifesta una spiccata propensione per la musica. Il primo lampo lo si ha nel 1972, quando si esibisce come ospite nel pezzo “Sweet Sweet Funky Music” dei britannici Hookfoot. Nel frattempo, quasi per scherzo, decide di partecipare ai provini per una band sconosciuta chiamata Kiss. Lo scherzo riesce particolarmente bene perché la sua audizione fu così buona da farlo avanzare fino alla selezione finale per quel posto vacante.

Bob Kulick

I giochi erano praticamente fatti, se non fosse stato per una mina vagante chiamata Ace Frehley: qui la storia si tinge di mistero e le leggende su questo episodio non mancano. Si dice che mentre i due leader Stanley & Simmons stessero parlando con Bob, si presentò Ace per un provino, vestito in maniera eccentrica e, noncurante della situazione, prese la chitarra iniziando a suonare.

Gli fu chiesto di eseguire l’assolo di “Deuce” e, dopo averlo fatto, fu assunto. Un’altra storia, forse più realistica, ci racconta che fino all’ultimo secondo i Kiss furono indecisi sulla scelta. La calvizia di Bob fu l’ago della bilancia, perché era veramente in contrasto con il look esagerato e cotonato che avevano in mente. Avendo presente Gene & Paul, ci sarebbe poco da stupirsi in merito.

FIDARSI E’ BENE, NON FIDARSI E’ MEGLIO

Ma si sa, fin dagli esordi, i due leader dei Kiss avevano le idee molto chiare su dove volevano arrivare. Ace si dimostrò da subito un fenomeno delle sei corde, ma aveva il problema di essere poco affidabile. Era un ragazzo a cui piacevano gli eccessi e vederlo ubriaco era quasi la normalità. Fu così che Simmons & Stanley chiesero a Bob Kulick di restare a disposizione della band come collaboratore nelle retrovie. Nel 2008, durante un’intervista, lo stesso Bob dichiarò: “Da amico di Gene Simmons e Paul Stanley, era importante per me mantenere la parola d’onore quando chiedevano espressamente ‘questo deve restare tra di noi’. Si chiama integrità morale ed è così che si lavora. Il rispetto e la fiducia innanzitutto”.

Bob Kulick divenne fondamentale nei Kiss nel periodo più buio dello Spaceman. Ace continuava a comparire nelle foto e nei credits per motivi puramente contrattuali, ma a tutti gli effetti non era chiamato in causa in sala di incisione. Bob mise la sua firma su quattro dei cinque pezzi studio inclusi in “Alive II” e suonò su tutti e quattro gli inediti della compilation “Killers”, datata 1982. In questa finestra temporale, suonò in tutti i pezzi del disco solista di Paul Stanley del 1978. Girava la voce che avesse anche contribuito ad alcune parti di “Creatures of the night”, ma dopo molti anni gli stesso smentì queste dicerie.

Bob Kulick

BOB KULICK, FERMENTO MUSICALE

In questa fase iniziale della sua carriera, il buon Bob Kulick non si limitò a crogiolarsi nella Kiss Family. Nel 1975, suonò la chitarra solista per Lou Reed nel suo disco “Coney Island Baby”, considerato da Anthony DeCurtis come “l’album più romantico della carriera di Reed”. Nel periodo che va dal 1974 al 1978 suona in tre album di Michael Wendroff, per poi entrare a far parte del carrozzone itinerante dei Neverland Express, ovvero la band di supporto del leggendario Meat Loaf. Con essi Bob Kulick, nel decennio che va dal 1978 al 1988, mette la sua firma in autentici capolavori come “Bat Out of Hell”, “Midnight at the Lost and Found” e “Bad Attitude”.

Una delle sue collaborazioni più atipiche fu quella con Michael Bolton datata 1983, quando il poliedrico chitarrista mette la sua firma sull’omonimo album. Una prestazione sontuosa, che regala al platter un sound da Arena Rock unico nella discografia del cantante americano. Ma la sua più bizzarra collaborazione risulta essere quella del 1981 con la regina del Motown, Diana Ross. Con essa registra due pezzi: “Why Do Fools Fall In Love” e “Mirror Mirror”.

In ultimo, ma non in ordine di importanza, segnaliamo ad inizio anni ottanta due ottimi album con i Balance, il primo omonimo uscito nel 1981 e il secondo “In For the Count” nel 1982. Il loro cavallo di battaglia fu il pezzo “Breaking Away”, che riuscì a raggiungere la posizione 22 nella classifica dei singoli di Billboard Hot 100.

GLI ANNI NOVANTA

Bob Kulick

La nuova decade era alle porte e il chitarrista Newyorchese era alla ricerca di nuovi stimoli. Le innumerevoli collaborazioni lo avevano stufato, aveva bisogno di qualcosa di nuovo, di qualcosa di veramente suo. Fu così che all’inizio degli anni novanta, Bob Kulick fonda gli Skull, reclutando Bobby Rock alle pelli, Kjell Benner al basso e Dennis St. James dietro al microfono. Nel 1991 sfornano un debut album stratosferico dal titolo “No Bones About It”. Siamo davanti ad una miscela esplosiva di hard rock diretto, con refrain melodici e infarcito di virtuosismi alla sei corde mai fini a se stessi: un album da riscoprire e da avere ad ogni costo.

Questa autentica bomba spinge Mr.Blackie Lawless a contattare Bob per incidere il più pomposo, teatrale e struggente album degli WASP, ovvero quel capolavoro assoluto di “The Crimson Idol”. Era il 1992 e quel disco lascerà un segno indelebile nella storia del rock mondiale. Il suo lavoro in studio lascia tutti a bocca aperta e conferma, se mai ce ne fosse bisogno, quanto buon gusto e sensibilità musicale possedesse. Con la band di Lawless incise alcune parti del successivo “Still Not Black Enough”, nel 1995.

L’anno seguente arriva come un lampo il progetto Murderer’s Row, che vede l’uscita di un solo album omonimo. Il disco è tirato ma melodico allo stresso tempo. Kulick, in questo lavoro, spinge la sua ricerca sonora verso lidi mai esplorati in precedenza, prendendo influenze anche da litanie etniche ed unendole ad un sound della sua chitarra compresso quasi al limite del Thrash metal.

BOB KULICK E IL NUOVO MILLENNIO

Il nuovo millennio vede Bob Kulick cimentarsi in qualcosa di assolutamente diverso: decide di curare personalmente una serie di tributi ai grandi del rock. Si passa dai Queen ai Metallica, da Ozzy agli stessi Kiss, passando per Cher e Shania Twain. Gli artisti reclutati per questi lavori sono incredibili: Lemmy, Mark Slaughter, Glenn Hughes, James LaBrie, John Petrucci, Rudy Sarzo, Carmine Appice, Jeff Scott Soto, John Corabi, Dave Meniketti, Ted Nugent, Tony Franklin, George Lynch. L’elenco sarebbe troppo lungo, sono veramente tantissime le star che con gioia accettano di suonare in queste mega jam in studio.

Bob Kulick

Nel 2004 vince uno splendido Grammy Awards nella categoria “Best metal performance”, grazie a “Whiplash“ dei Metallica, riarrangiata e reinterpretata dai Motorhead. Bob Kulick mette la sua firma anche sulla entering song del wrestler Triple H, nonché compone e suona “Sweet Victory”, nell’episodio “Band Geeks”, di SpongeBob SquarePants.

La sua ultima vera fatica solista esce nel 2017, intitolata “Skeletons in the Closet”. L’album consiste di cinque pezzi inediti, ai quali affianca cinque pezzi della sua carriera con Murderer’s Row e Skull. Bob Kulick ci lascia il 28 Maggio del 2020, a causa di problemi cardiaci per i quali non fu curato per colpa della pandemia.

RIFLESSIONI DEL MIC

Bob Kulick è stato un artista nel vero senso della parola. Era un chitarrista incredibile, dotato di un buon gusto che è davvero raro da trovare in circolazione. Bob aveva stile, tecnica, era un artista completo, di quelli che lavorano duro pur restando spesso nell’ombra. Un Axe Man “nascosto” che ha firmato canzoni che sono diventate immortali. Voglio finire questo articolo riportando un piccolo stralcio di una sua intervista: “Faccio ottima musica, non mi accontento. Non ho mai cercato la scorciatoia o guadagni facili, non è roba per me! Ne mai stato un mercenario, non ho mai lavorato su progetti che non mi convincessero fino in fondo, in cui non credessi affatto o che non mi arricchissero innanzitutto artisticamente. Non aiuterebbe chi mi chiama, e non farebbe del bene nemmeno a me stesso”. Chapeau.

Mic DJ vi saluta e vi da appuntamento qui in radio, tra articoli e tanta buona musica.

Scritto da: Mic DJ

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Commenti post (7)

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  1. sara bontempi il 10 Giugno 2022

    Un grandissimo artista che per molti è stato un pò dietro le quinte, ma se non ci fosse stato sicuramente il mito dei kiss non sarebbe così grande

  2. Scagnoli Sara il 10 Giugno 2022

    Conosco di nome i Kiss ma non amando il tipo di musica non li ascolto, molto bello questo articolo e carino da leggere.

  3. Maria Domenica Depalo il 9 Giugno 2022

    Devo confessare di non conoscere Bob Kulick. La sua incredibile carriera (che mi ha letteralmente stupefatta) come chitarrista ed artista a fianco dei Kiss, Diana Ross e Michael Bolton lo hanno reso un grande. Da ricordare assolutamente.
    Maria Domenica Depalo

  4. Elena il 9 Giugno 2022

    Wow, ammetto di esser senza parole. Innanzitutto perché ho imparato cose che ignoravo (la collaborazione con Bolton: totalmente insospettata) . E poi perché mi hai dato una botta di adrenalina pazzesca. Non ripensavo più ai Wasp da quanto? Troppo tempo. Mi hai fatta ripiombare nel periodo più bello della mia vita, in cui la musica era sempre fantastica, la birra a volte un po’ meno ma ci pensavano le corde delle chitarre a risollevare la questione! Ti seguirò con passione!

  5. katrin il 9 Giugno 2022

    Hard Rocker/metallara/amante della musica a rapporto.
    Wow! Che tuffo in un passato nemmeno troppo lontano. Conosco Bob e la sua storia ma non tutta. Grazie per aver fatto chiarezza su alcuni punti; è stato un duro colpo apprendere della sua scomparsa, lui e il suo immenso talento, oltre al suo gusto, hanno lasciato un profondo vuoto nel panorama musicale rock e non solo. Tutti coloro che hanno beneficiato del suo duro lavoro devono solo essergli grati a vita. Qualche anno fa io e il mio compagno siamo stati ad un concerto dei Kiss a Verona e il giorno dopo, a spasso, abbiamo incontrato Ace. È stato un bel momento. Leggendo dell’incontro tra i membri me lo ha fatto tornare in mente.

  6. Lucy70 il 8 Giugno 2022

    Devo ammettere che effettivamente non conosco né il gruppo né tantomeno questo chitarrista ma Apprezzo molto il fatto che abbia sempre scelto di fare musica secondo quello che era la sua filosofia

  7. crisshex88 il 7 Giugno 2022

    Conosco ed apprezzo i Kiss, ma ammetto che questo aneddoto o meglio storia mi era sconosciuta. Sicuramente approfondirò maggiormente la conoscenza di quest’artista e della sua produzione.


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