I Rockets sono quei nomi che bene o male quasi tutti conoscono almeno per sentito dire. Scrissero pagine memorabili tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli 80, sia con i loro album che con spettacolari concerti. Chi non ha visto almeno una volta nella vita una foto di questi quattro “alieni” tutti dipinti di argento? Bene, il giorno 11 Febbraio 2025 sono sbarcati anche a Torino per il loro Final Frontier Tour. Potevo forse perdermi un concerto simile?
ROCKETS, ATTERRAGGIO A TORINO
Era Agosto 2024 quando lessi le date della nuova tournè della band, e dopo 20 minuti avevo già due biglietti prima fila in tasca. Mi ha accompagnato in questa avventura mio figlio Brenno di 14 anni. Siamo partiti alla volta di Piazza Solferino presto, perchè l’emozione da live è così. Ci siamo mangiati qualcosa in un bel locale della zona, qualche birra per caricare la serata e via, alle 20.15 eravamo già piazzati dentro il bellissimo e storico Teatro Alfieri.
L’età media in sala è ovviamente più vicina ai sessanta che ai cinquanta, tanto che mi sentivo un pischello. Tra una chiacchiera e l’altra il tempo passava, ascoltando racconti di chi vide i Rockets nel 1979 e 1980 al Palazzetto del Parco Ruffini. Formazione storica, della quale oggi resta solo il buon Fabrice Quagliotti alle tastiere e vocoder. Certo, sarebbe stato un sogno vedere Christian Le Bartz, membro storico dal 1974 al 1983 e deceduto il 4 Febbraio 2025.

IL VIAGGIO HA INIZIO
Si spengono improvvisamente le luci e un teatro quasi tutto pieno esulta in un boato. Laser e fumi la fanno da padrone quando si apre un portale ed iniziano ad uscire i componenti della band. L’opener è perfetta, quella “Anastasis” che mette subito Quagliotti sugli scudi, armato di un set di tastiere pazzesco. Senza colpo ferire dal portale appare il quinto Rockets, il bravo Fabri Kiarelli alla voce. I Rockets di oggi sono una band praticamente Italiana, non più Francese come 40 anni fa. “Universal Band” fa paura, è pura emozione. Del resto “Galaxy” del 1980 resta il loro più grande successo commerciale. Ma stupisce la seguente “Ride the Sky”, primo pezzo della serata tratta dall’ultimo album.
Fabri imbraccia una Jackon Flying V e da prova di essere un chitarrista robusto e dotato. Il sound della band sconfina senza incertezze nell’Hard Rock, lasciando i presenti di stucco.
ROCKETS, COMPATTI E QUADRATI
La sessione ritmica è granitica, con un Eugenio Mori alle pelli davvero quadrato e un Rosaire Riccobono al basso che alza un muro sonoro. Quagliotti è l’artista, il pittore della serata. Sugli assoli di un grande Gianluca Martino egli dipinge sonorità spaziali, e col vocoder ci regala quella voce che ha reso famosa la band. “Astral World” ne è la prova, un mix incredibile delle nuove sonorità che sposano la storia.
VIDEO
Le canzoni corrono una dopo l’altra, con la band che più volte ci domanda come facciamo a stare seduti. Hanno ragione, ma la location è piena di poltroncine, e vi assicuro che è stata dura non alzarsi. Una vera bomba anni ottanta, sganciata a sorpresa, è stata “Some Other Place, Some Other Time”, tratta dal sottovalutato “Atomic” del 1982. Esecuzione da brivido, sonorità Disco con venature Dark, ma quelle dello spazio siderale.
PER ALAIN MARATRAT
Un commosso Fabrice Quagliotti presenta “Cosmic Castaway”, in onore del grandissimo Alain Maratrat, storico chitarrista dal 1974 al 1992. Un pezzo scritto insieme, dedicato all’amico che da anni lotta contro una grave malattia. E come uno shuttle in decollo ecco arrivare subito quel capolavoro di “Electric Delight”, tratta dall’immenso “Plasteroid”. La cadenza pezzi recenti e vecchie glorie è perfetta, e le nuove composizioni si dimostrano di livello assoluto.
Anche la seguente “World on Fire”, tratta da “Kaos”, in versione live rende cento volte di più. Ma un warp spazio temporale ci proietta in un universo parallelo con la clamorosa “Back To Your Planet”. Il viaggio è siderale, stiamo tutti galleggiando in assenza di gravità.

ROCKETS E IL GRAN FINALE
Da qui in poi non esiste più lo spazio ne il tempo. Esistono solo loro, questi cinque uomini su un palco, che ci fanno viaggiare. “In the Galaxy” è assoluta, da lacrime agli occhi. Eterea, Floydiana, sognante, immensa. Dal mood space si vola a quel ritmo disco settantiano, con quel basso che martella e il piano elettrico mentre la voce intona “Future Woman” dallo storico primo album del 1976. “One More Mission” torna su Galaxy e manda un teatro intero in orbita interstellare.
“It’s Rock n Roll” ci annuncia un Fabri Kiarelli carico a mille, e ci lancia in faccia una “Sci-Fi Boogie” da pogo. Due chitarre, suoni taglienti, velocità sparata, ritmo alle stelle. Ottimo frontman, che ci racconta che la seguente “Sitting On A Star” è nata come seguito ideale di “In the Galaxy”. Un pezzo dove ipotetici alieni tornano dopo 40 anni a vedere la terra e restano li, su una stella, a constatare che nulla è cambiato. “Fils Du Ciel”, cantata da Quagliotti in persona, ci lascia a bocca aperta perchè questa, davvero, non se la aspettava nessuno.
BIS E CELEBRAZIONE
Il primo Come Back della band è affidato a “Venus Rapsody”, una di quelle strumentali che non possono mancare. A lei segue un ottimo ulteriore pezzo tratto dal nuovo album. Poi qui il gioco si fa serio: la band annuncia che avrebbe suonato ancora solo ad una condizione: che il pubblico si alzasse in piedi. Finalmente, è una liberazione! Non fa per me guardare i concerti da seduto. “On the Road Again” mi porta a finire quasi sul palco, e mi fa piacere che girandomi ho visto il pienone dietro di me. Eravamo tutti li, tutt’uno con la band.
Il viaggio stellare finisce con una “Galactica” cantata a squarciagola da tutti i presenti. Epocale. Si accendono le luci, e siamo tutti pronti a tornare a casa, back to our planet.

RIFLESSIONI DI MIC DJ
Un concerto è sempre un qualcosa di magico. Qui abbiamo viaggiato tra le stelle, sfiorando galassie e buchi neri. Abbiamo accarezzato la storia, seppur con una formazione nuova. Spero che anche a quei pochissimi under 40 presenti in sala sia rimasta addosso l’emozione di questo viaggio astrale. Spero di aver portato un quattordicenne, mio figlio, ancora più lontano dalle orribili galassie musicali dei giovani d’oggi. Per fortuna la musica “moderna” non fa per lui.
Avrei voluto viaggiare ancora un po, mi sarebbe piaciuto fare almeno ancora una “One More Mission”, una missione dove andare ad ascoltare anche “Synthetic Man” e “Space Rock”. Ma si sa, ogni buona missione per ben riuscire può richiedere dei sacrifici. Grazie Rockets per averci regalato l’ennesimo sogno.
- Anastasis
- Universal Band
- Ride The Sky
- Astral World
- All 4 One
- Lost In The Rythm
- Break The Silence
- Some Other Place, Some Other Time
- Cosmic Castaway
- Electric Delight
- World On Fire
- Non Stop
- Back To Your Planet
- Stand On The World
- In The Galaxy
- Future Woman
- One More Mission
- Sci-Fi Boogie
- Sitting On A Star
- Fils Du Ciel
- Venus Rapsody
- Cyber Love
- On The Road Again
- Galactica
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