Vinyl Fucktory
Vinyl Fucktory

I Vinyl Fucktory arrivano dalla chimica Marghera e sono dediti ad un alternative rock dalle tinte sempre cangianti. Infatti la parola sperimentazione è il mantra di questi ragazzi. Nella loro discografia è impossibile trovare un album che suona come un’altro.

BIO

Il progetto Vinyl Fucktory nasce nel novembre del 2007 a Marghera (VE) dalle ceneri degli Sthenia. Era una band attiva sul territorio veneziano per parecchi anni. La line up del gruppo cambia nel momento in cui il bassista dell’epoca, Nicola, lascia la band. Viene sostituito da Diego, che prende possesso della sezione ritmica. Matteo abbandona la batteria per passare alla voce e alla chitarra, liberando così Marco dal gravoso compito di sostenere ritmica e solistica contemporaneamente.

Nel maggio del 2009, dopo mesi di lavorazione, viene completato il primo LP della band “Evitare Noie” interamente autoprodotto. Per l’occasione viene “ingaggiato” il drummer veneziano Marco Campigotto. In giugno entra nella band Luca a completare la sezione ritmica. Il nuovo batterista si dimostra immediatamente duttile e violento al punto giusto. La cosa piace al resto della band e riesce ad entrare subito in sintonia col gruppo anche grazie alle sue doti di compositore e corista. E’ da questo momento che i Vinyl Fucktory iniziano ad inserire nei loro pezzi arrangiamenti vocali più complessi.

Nell’inverno 2009/2010 la band partecipa a festival e contest per gruppi emergenti del Veneto, tra i quali spiccano Suonica al New Age di Roncade, Cacao Contest di Crespano del Grappa e Deliriock di Riese Pio X. Nel marzo 2010 i V.F. si chiudono in studio di registrazione per dare alla luce, tre mesi dopo, al nuovo Ep “…e nell’animo il nulla” , anche questo interamente autoprodotto.

VINYL FUCKTORY – I TOPI NON AVEVANO NIPOTI

Vinyl Fucktoty

“I Topi Non Avevano Nipoti” è un gran bel disco. E’ buono perché nella sua semplicità è fatto bene. Lo si ascolta in scioltezza e nell’integrità delle sue undici tracce, si disimpegnano bene per sonorità e testi. Le canzoni descrivono bene la vita di oggi. La paura e l’ossessione. Sono un gruppo schietto, perché anche la semplicità ha il suo fascino. Le allegre combinazioni di “Quartieri” e “In inglese” danno una bella spinta che tornerà sicuramente utile sul palco. Il pubblico italiano dovrebbe essere più ricettivo verso la musica scritta e fatta da band autoctone. Io non mi riconosco più nel rock mainstream, così patinato e pre confezionato.

Penso sempre più spesso che sia realmente tutto esaurito, esplorato, e che a livelli alti si siano assestati a fare il compitino. Poi ascolti qualcosa, due note, un brano, un disco, di qualche band underground e ti rendi conto che qui, in basso, il movimento c’è, ed è in gran fermento. Questa eterna lotta tra “il bene” e “il male” che impera nel mondo della musica non fa altro che dar manforte a quanto penso della musica stessa: senza passione, fame e voglia non si tira fuori nulla di bello.

https://open.spotify.com/intl-it/artist/5OoNrhbGAwNLZGnEnWkiF2

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