Gli Apocalypse sono una one man band Torinese, capitanata dal polimusicista conosciuto con il sinistro nome di Erymanthon. Dopo un primo periodo con formazione a tre e il cuore pulsante per un genere in stile Nightwish, la band perde pezzi ma guadagna un’identità ben precisa. Andiamo a scoprire insieme questo lavoro: Press Play on Tape!
APOCALYPSE, FROM TURIN
Nel lontano 23 Dicembre 2018, lanciano sul mercato “Si Vis Pacem Para Bellum“. All’epoca il lavoro uscì in versione CD molto casereccia, ma già lasciava pregustare un overdose di Bathory, con influenze Bathory e qualche sfumatura Bathory. Anche il sound era pastoso e caotico come quello della leggendaria band. Il Mastermind Erymanthon sembra voler raccogliere il testimone del leggendario Quorthon e di continuare ideologicamente e stilisticamente la sua mission musicale. In quel lontano 2018 le copie disponibili erano pochissime, tutto home made compresa la masterizzazione del cd: puro lavoro underground in tutto e per tutto.
Gli anni passarono, e nel cuore di Erymanthon probabilmente si faceva largo la sensazione di non aver ancora chiuso il cerchio con questo lavoro. Ed eccoci allora arrivare a questo traguardo con la pubblicazione, il 22 Marzo 2024, di 300 copie in vinile. Il lavoro è stato fatto bene, curato dalla Earth and Sky Prductions, licenziataria della MiMo Sound Records. Chi avesse ascoltato la primordiale versione si renderà subito conto della differenza: credo che molto del merito sia proprio di Micke Moberg, fonico degli ultimi album dei Bathory, che ha curato nel dettaglio la rimasterizzazione dei brani.
APOCALYPSE – SI VIS PACEM PARA BELLUM
Ci si butta in battaglia con l’intro “Tomorrow”, con il vociare di sottofondo e i colpi di tosse di qualche guerriero non in salute. Il cambio di sound si avverte subito, dall’arrivo dell’arpeggio e del coro che fa da contraltare: tutto è più pulito, più distinto. A questo intro è direttamente collegata la seguente “The Day of Sorrow”, dove ci si ferma al muro: il miglioramento della qualità audio è notevole ma la sensazione di impastato rimane, complice la base di partenza. Ora il suono è comunque più pieno, le frequenze udibili sono maggiori: di più credo non si potesse fare. Ciò che ne guadagna maggiormente è la voce: mentre nelle vecchie incisioni, complice forse la “mediosità” dei toni, essa era a tratti fuori contesto, adesso è più inserita nei brani, non copre e ha acquistato quell’idea di putrido con stile.
L’incipit, secondo il dettame della musa ispiratrice, è sempre cadenzato, come fosse una marcia, un inno di guerra. “Thunder, Blood and Fire” mi lascia decisamente di stucco: qui sembra veramente di ascoltare i Bathory più ispirati. Dal coro inizale alla “One Road to Asa Bay” fino al cantato vero e proprio tutto suona come Quorthon avrebbe voluto. Il riff portante trasuda epicità ad ogni nota, e ci porta alla seguente “Chant Of Glory Eternal” quasi senza accorgersene. Ci risveglia un triste arpeggio di chitarra accompagnato da un canto da focolare forse un po troppo sgraziato per la canzone in questione. C’è la tendenza a tenere per tempo la stessa nota dando poca enfasi, rendendo un po troppo piatto il risultato finale.
VIDEO
UN VIAGGIO IN BATTAGLIA
Questi Apocalypse stupiscono. Ennesimo arpeggio di chitarra acustica, questa volta per introdurci dentro “Soldiers of Rome”, che al minuto e ventisette si trasforma in un pachiderma capace di schiacciare chiunque. Riffone pesante, epico, batteria a scandire una marcia ferale. Qualche incertezza sul cantato pulito, ma gli amanti del genere mi diranno che anche il mastermind dei Bathory su queste frequenze aveva il “suo stile”, per così dire. Tutt’altro effetto si ha quando si passa in territorio growl, decisamente più adatto e attinente alla canzone stessa. Si fa notare per armonia e pulizia di esecuzione anche l’assolo ottimamente eseguito.
APOCALYPSE, GLORIA E MORTE
Per mia somma sorpresa anche “Gloria et Mortem” parte con un sinistro arpeggio di chitarra acustica, al quale entra in fade in un riff marcio, veramente old school nel suo incipit. Il cantato pulito qui si esprime meglio che in altri pezzi, sarà forse per l’intonazione più alta. La canzone è decisamente lunga, ben 8:53, il che in questo genere può rappresentare un rischio perchè in caso di assenza di bridge o cambi si incombe nell’effetto Loop, cosa che dopo il quinto minuto accade. Non senza stupore si scivola all’arpeggio di chitarra acustica che introduce i 9:45 della title track.
La partenza della parte potente è di buon auspicio, e prosegue con un cantato che stavolta ha nel growl la sua arma vincente. CI si trova a scuotere la testa senza nemmeno accorgersene, mentre si immaginano scene di battaglie che infuocarono la Renania nel 862 DC. Saggiamente poco dopo metà canzone c’è uno stacco acustico lento, con voce pulita secondo me non così efficace. La chiusura è epicità al cento per cento, è uno sguardo al cielo prima di morire.
Uno sguardo che si rivolge a quel “His Last Sunset”, pezzo che chiude l’album. Una canzone atipica, sia nel cantato che nel suo girare su lidi forse un pelo più folk. Tutto sfuma lontano, tutto prima o poi ha una fine.
RIFLESSIONI DI MIC DJ
Un lavoro, questo, che sicuramente piacerà ai fans di Bathory e compagia cantante e anche a chi apprezza il metal epico di vecchio, ma vecchio stampo. Qui si combatte fieri, non si indietreggia mai, si cade da eroi sul campo di battaglia. Un disco che va apprezzato per quello che è, ovvero una ristampa di un lavoro grezzissimo. Una ristampa che da alle canzoni una marcia in più, le fa suonare come Odino comanda. Di più non si può chiedere a questo “Si Vis Pacem Para Bellum”.
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