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Elettronica

Art of Noise, pionieri del campionatore

today16 Ottobre 2023 293 2 2 5

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Art of Noise, l’arte del rumore, che poi tanto “noisy” non era. Questo è il primo articolo sul genere elettronico che abbiamo deciso di abbracciare con il progetto Jolly Roger Radio, e ho deciso di farlo su questa band seminale, così avanti da essere ad oggi spesso dimenticata da molti. Addentriamoci in questo mondo fatto di genio e campionatori. Press Play on Tape!

ART OF NOISE

Prima di parlare della band è doveroso un piccolo preambolo, per inquadrare la genialità della loro musica. Gli Art of Noise furono decisamente una “anti pop band”, un gruppo senza volto. Una scelta mirata ad offuscare la distinzione tra l’arte e i suoi creatori. Il nome stesso del gruppo fu ispirato dal saggio “L’arte dei rumori ” del noto futurista Luigi Russolo.

Le loro composizioni, la maggior parte strumentali, erano veri e propri “collage” di suoni basati sulla tecnologia del campionatore digitale, una vera novità all’epoca. L’impulso tecnologico degli Art of Noise fu l’avvento del campionatore Fairlight CMI. Con esso, brevi registrazioni audio digitali chiamate campioni potevano essere riprodotte utilizzando una tastiera simile a un pianoforte, mentre un computer alterava caratteristiche come intonazione e timbro: Vogel e Ryrie coniarono il termine “campionamento” per descrivere questo processo.

ART OF NOISE E IL FAIRLIGHT CMI

Con il Fairlight CMI si potevano produrre infiniti suoni, ma il controllo era limitato ad attacco, sostegno, decadimento e vibrato. La prima versione fu prodotta nel 1979. Oltre alla tastiera, all’elaboratore, alla computer grafica e alla penna interattiva, la geniale coppia aggiunse una tastiera QWERTY e un box contenente il campionamento, l’elaborazione e l’ hardware ADC/DAC con floppy disk da 8 pollici . Il problema più grande era la piccola memoria da 16 kB. Venne così scelta una frequenza di campionamento variabile tra 24 kHz e 8 kHz per avere campioni di lunghezza compresa tra il quarto di secondo e il secondo.

La seconda versione del Fairlight CMI, detta Serie II, fu rilasciata nel 1982 al prezzo di 30.000 sterline. La frequenza di campionamento massima fu aumentata a 32 kHz, consentendo una riduzione dell’aliasing. Questo funzionava solo per campioni brevi, poiché la memoria del campione non fu aumentata. Pochi anni dopo la tecnologia fece un balzo in avanti. Era il 1985 quando vide la luce la Serie III. Questa presentava molti miglioramenti rispetto ai suoi predecessori. Era in grado di campionare a 16 bit, con una frequenza di campionamento massima di 44,1 kHz su 16 canali. La memoria dei campioni passò a 14 MB su ogni canale, e questo rese possibile una tale frequenza.

Art of Noise

NASCITA DEGLI ART OF NOISE

Il gruppo si forma all’inizio del 1983 dall’unione del tecnico e produttore Gary Langan e dal programmatore JJ Jeczalik. A qquesti si aggiungono la tastierista e arrangiatrice Anne Dudley, il produttore Trevor Horn e il giornalista musicale Paolo Morley. Trevor fu tra i primi a possedere un Fairlight, ed ebbe da subito una visione differente sull’utilizzo del medesimo. In quel periodo, i musicisti utilizzavano i campioni come ornamento nelle loro opere, mentre Horn e il resto della neonata band videro potenziale extra: creare intere composizioni con il campionatore.

Tutto nacque da quel campione di batteria. Nel gennaio 1983, Horn e compagnia stavano lavorando all’album degli Yes intitolato “90125”. Durante le sessioni, Jeczalik e Langan presero un riff di batteria scartato dalla band e lo campionarono nel Fairlight, utilizzando il sequenziatore Page R del dispositivo. Questa fu la prima volta che un intero pattern di batteria è stato campionato. I due geni hanno poi aggiunto suoni “non musicali” sopra il campione, prima di riprodurre la traccia. Questa soluzione portò al Red & Blue Mix del singolo “Owner of a Lonely Heart ” degli Yes, che mostrava il suono prototipo degli Art of Noise.

LAVORI DISCOGRAFICI

L’EP di debutto, intitolato “Into Battle with the Art of Noise”, fu pubblicato nel settembre 1983 sulla neonata etichetta ZTT. Molti dei campioni originariamente utilizzati sull’album “90125” riapparvero nell’EP, che ottenne immediatamente un buon successo nelle classifiche dance urbane e alternative degli Stati Uniti.

Il primo full lenght degli Art of Noise prese il nome di “Who’s Afraid of the Art of Noise?” e fu pubblicato nel 1984. Durante questo periodo, il gruppo si presentò senza un’immagine precisa, utilizzando maschere, apparizioni personali minime e assenza fisica dalla promozione del lavoro. Questo per indicare che gli Art of Noise non erano un gruppo standard, che soprattutto in quegli anni mitizzava i componenti come singole entità. Loro erano un progetto musicale, prima di tutto.

Art of Noise

SCISSIONE E PROSEGUO DEL PROGETTO

Nel 1985 Dudley, Jeczalik e Langan si separarono aspramente da Morley e Horn, nonché dall’etichetta ZTT. L’anno seguente, 1986, esce sul mercato “In Visible Silence”, primo album post split. Il lavoro fu un successo, spinto dalla cover del tema di “Peter Gunn”, registrata con Duane Eddy, la quale vinse un Grammy Award. Anche il singolo “Legs” fu un discreto successo underground nelle discoteche. Sempre nel 1986, la traccia “Paranoimia” “Paranoimia” ottenne un certo successo quando un suo remix fu pubblicato come singolo con campioni vocali forniti da Max Headroom. Questo nome deriva dall’espressione inglese per “altezza massima” utilizzata nei segnali stradali, ma in elettronica e nel campo dell’audio (sia digitale e che analogico) “headroom” è il termine usato per descrivere il livello massimo di un circuito amplificatore di gestire segnali in modo che non vadano in distorsione.

Nel 1987, il numero dei membri della band era ridotto solo a Jeczalik e Dudley. Quell’anno vide le stampe l’album “In No Sense? Nonsense!” L’ album contiene le sperimentazione più moderne Jeczalik, oltre a grandiosi arrangiamenti, cori e melodie per tastiera di Dudley. L’anno seguente, una collaborazione con il cantante Tom Jones , nella fattispecie una cover di “Kiss” di Prince, rinnovò l’interesse del pubblico per gli Art of Noise, e fornì il più grande successo del gruppo nel mainstream.

L’album successivo, “Below the Waste” del 1989, non riuscì ad ottenere molto successo. Dal canto suo, esso contiene il memorabile singolo “Yebo!”, con la voce unica degli artisti Zulu Mahlathini e Mahotella Queens. Sia la versione su cassetta che quella su CD includono due tracce bonus: “Robinson Crusoe” e “James Bond Theme”.

RIFLESSIONI DI MIC DJ

Nel 1990, Dudley e Jeczalik dichiararono che gli Art of Noise si erano ufficialmente sciolti. Ricordo perfettamente il periodo in cui il gruppo era attivo, e già in quegli anni era seguito da una platea decisamente di nicchia. Le loro canzoni erano così fuori dalle righe che in alcuni casi faticavo a coglierne il senso: solo a distanza di molti anni ho apprezzato appieno queste loro composizioni così avanti nel tempo. Una band unica nel suo genere seminale, che fece dell’uso dei campionatori il proprio trademark. Vi lascio qui a seguito la discografia che non dovrebbe mancare nei vostri archivi, e vi do appuntamento al prossimo articolo.

1983 – Into Battle with the Art of Noise
1984 – Who’s Afraid of the Art of Noise?
1986 – In Visible Silence
1987 – In No Sense? Nonsense!
1989 – Below the Waste

Written by: Mic DJ

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Commenti post (2)

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  1. Roberto Paolo il 16 Ottobre 2023

    Articolo assolutamente emozionante e chr spiega chiaramente come mai visto finora, la complessità di questo articolato gruppo davvero a metà strada tra l informatica e l’arte, concepita con la serietà e la voglia di sperimentare che vissero tutti i “movimenti’tra la fine 800 e inizi del 900.dettagliatissimi particolari sulla parte elettronica… Splendido, grazje!


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