Davide Sgorlon è uno di quei personaggi che quando li conosci ti entrano dentro, non solo musicalmente ma anche umanamente. Ho avuto la fortuna di fare un Dj Set di apertura al suo concerto al Waikiki Bar di Grugliasco, in occasione del “Waikiki summer party“, e le sorprese non sono mancate. Andiamo a conoscere meglio questo artista grazie ad una simpatica intervista.
DAVIDE SGORLON, L’INTERVISTA
MDJ – A che età ti sei innamorato della chitarra?
DS – È stato un innamoramento non razionale ne subitaneo. All’età si 5 anni mio fratello Fabrizio, più grande di me di 9 anni e grande appassionato di musica eccellente di quel periodo, portò in casa la prima scassata chitarra. Non ricordo nemmeno come fu il passaggio successivo, ricordo che in terza elementare ero l’unico chitarrista elettrico solista nella scuola di musica del mio plesso.
MDJ – Quale è stato il tuo percorso di apprendimento?
DS – Fondamentalmente sono autodidatta al 90%. Poi negli anni frequentai dei brevi corsi dapprima col mio più grande Maestro Mario Petracca, poi un paio di anni al centro Jazz di Via Pomba con Pino Russo e Luigi Tessarollo per la Teoria. Infine ancora un paio di anni con Petracca alla Civica di Torino!
MDJ – Un Grugliaschese alla sei corde. Raccontaci le tue esperienze dentro e fuori il nostro territorio.
DS – In quegli anni non c’erano molte alternative. Prima gli Amici della Musica, poi Agamus, più accademici nell’approccio. Ma molto meglio, come fu poi realmente, una Blues/Rock band di ragazzini appassionati di Stevie Ray Vaughan e di ragazzine del liceo! Dopo qualche anno, intorno ai 19 anni, mi fu offerto di andare in tour con vari cantanti degli anni 60 ormai riciclati ma che godevano di molti fan ed appoggi. Musica a parte fu una bella esperienza di professionismo musicale!
MDJ – Assistendo ad un tuo concerto si resta spiazzati. Ci si aspetta un semplice set acustico, ma ci si trova davanti ad un’esperienza extrasensoriale. Come sei arrivato a questo risultato?
DS – Inizialmente fui attratto dai mostri sacri della chitarra acustica come Tommy Emmanuel, Pierre Bensusan, ma il colpo di fulmine fu Michael Hedge, colui che secondo me ha ribaltato la concezione dell’ uso della chitarra acustica ed acustica amplificata.
Nulla fu come prima! Iniziai con i primi effetti analogici, e poi anche digitali, per riprodurre quei suoni. Poi apparve la Loop Station, ovvero la possibilità di registrare live delle tracce che poi sarebbero andate in loop, e di sovrascrivere all’infinito altre tracce per orchestrare nel vero senso della parola. Ancor oggi uso questa possibilità! L’extrasensoriale è un lungo percorso di distacco dalla Chitarra come strumento fisico per imboccare la strada infinita della chitarra come vero strumento insieme ad altri, ed effetti che snaturassero il suono fino a scomporlo.
MDJ – Ho notato che, a parte avere amplificato la tua classica, ti accompagni con una bella schiera di pedali. Puoi raccontarci come è composto il tuo set?
DS – Si, come dicevo prima, l’uso di effetti particolari ed usati anche in modo particolare (del resto sono anche un fonico) mi hanno permesso di pensare più in grande. Sulle mie chitarre uso già Sistemi ibridi di microfonazione : Piezo Lenti stereo all’interno della cassa armonica Microfoni dinamici alla buca. Come effetti: Loop Station Bass octaver Vari tipi di riverberi freeze Eventide H9 Ed altri che sto sperimentando ancora.
MDJ – Incredibile quando metti un CD tra le corde, lo “suoni” ed ottieni una sorta di percussione. Come ti è venuto in mente?
DS – L’ho visto fare da colleghi acustici molto avanti, come Sergio Altamura, Stefano Barone…ma vedo che ognuno lo usa in maniera molto personale!
MDJ – Durante i tuoi live interagisci con un oggetto elettronico che emette una luce blu, unito ad uno slider in vetro. Di cosa di tratta più precisamente?
DS – Si chiama E Bow ed è un effetto presente già negli anni 60 in gruppi all’avanguardia. E’ usato da tantissimi autori, come David Gilmour, Adrian Belew, Eddie Vedder, Stone Gossard e Mike McCready dei Pearl Jam. E ancora Martin Lee Gore dei Depeche Mode, David Bowie, R.E.M., Radiohead, Sigur Rós, Coldplay, The Edge degli U2, Smashing Pumpkins, Steve Hackett, Brian May dei Queen e Metallica.
MDJ A tratti mi sono sentito immerso in atmosfere e suoni che sembravano ereditati dal leggendari Pink Floyd. Sono stati tua fonte di ispirazione? Hai anche altri artisti da cui ti lasci ispirare?
DS – Si, in effetti i Pink Floyd mi hanno segnato la vita, ma anche Genesis, Frank Zappa, Sigur Ros, Radiohead, Pat Metheny.
MDJ – Progetti in corso e idee per il futuro?
DS – Vivo alla giornata, ho smesso di fare progetti! Quello che mi viene proposto lo valuto e se mi convince lo attuo.
MDJ – Se dovessi trovarti da solo su un’isola deserta, ovviamente con solo uno stereo a disposizione, quale sarebbe l’album che ti porteresti dietro (solo uno!)?
DS – Penso che proverei a tirare fuori dei suoni da quello che avrei a disposizione e magari a costruire qualche strumento inedito! La Musica è dentro di noi, non è indispensabile necessariamente cercare negli altri! Forse le 4 Stagioni di Vivaldi!
RIFLESSIONI DI MIC DJ
Quel venerdì pioveva, ma la musica è andata oltre ogni cosa. Avrei fatto quelle due ore anche sotto la neve, perché la passione viene prima di tutto. E poi la curiosità di vedere Davide suonare. Avevo visto solo qualcosa su Youtube, ma non era nulla. Mi aspettavo un classico set di chitarra acustica, ma mi sono ritrovato immerso in atmosfere Floydiane, di quelle degli albori. La musica era pura sperimentazione, fatta in maniera sognante. Un cappellaio matto grugliaschese, fatto in casa, capace di proiettare le nostre anime in un’altra dimensione, con quello stile che solo chi ha la musica nel cuore può avere.
Mic DJ vi saluta e vi da appuntamento qui in radio, tra articoli e tanta buona musica. Ora qualche consiglio per voi direttamente da Jolly Roger Radio.
Queen: i primi tre album
Geddy Lee, un genio immortale.
Commenti post (0)